
Delta Index
Venerdì 14 Marzo 2025
«Eri impreparato, quindi ti ho licenziato!» In un anno «scaricati» 6 giovani su 10
CAPITALE UMANO. La Gen Z è davvero impreparata? Gap di competenze o pregiudizi? Il 79% delle aziende rivede il percorso di inserimento e le nuove generazioni chiedono formazione e onboarding
L’Osservatorio Delta Index, che analizza il rapporto tra le aziende e le nuove generazioni di lavoratori, ha rilevato come l’ingresso della Generazione Z nel mondo del lavoro abbia generato numerosi dibattiti negli ultimi anni. Molte imprese faticano ad accogliere i giovani professionisti, riscontrando difficoltà nell’integrarli efficacemente nei team aziendali. A confermare questa percezione sono i dati del sondaggio condotto da Intelligent.com su 966 business leader coinvolti nell’assunzione di giovani: una realtà su sei esita ad assumere under 27 e il 75% delle imprese afferma che i nuovi assunti della Gen Z non hanno soddisfatto le aspettative iniziali.
Questi numeri non sono semplicemente il riflesso di un generico scetticismo nei confronti delle nuove generazioni. I dati evidenziano criticità concrete che le aziende devono affrontare: la mancanza di motivazione o iniziativa (50%), scarse capacità di comunicazione (39%) e una percezione diffusa di poca professionalità (46%). Il risultato? Una crescente insoddisfazione dei manager e un rischio elevato di turn over. Tuttavia, come evidenziato dall’Osservatorio Delta Index, il vero problema non risiede esclusivamente nei giovani lavoratori, ma in un mancato allineamento tra le aspettative delle imprese e le competenze pratiche con cui i neolaureati si affacciano al mondo del lavoro.
Il quadro generale: inadeguatezza e incompetenza
Il 2024 che ormai ci siamo lasciati alle spalle fornisce un quadro ampio della situazione della Generazione Z, ossia dei nati tra il 1997 e il 2010, e di come i giovani professionisti vengano percepiti dalle aziende. Sempre secondo il sondaggio di Intelligent.com che ha visto il 94% delle aziende partecipanti coinvolte nell’assunzione di giovani della Gen Z, è emerso che di queste realtà aziendali solo il 25% ha affermato che i giovani assunti abbiano lavorato bene mentre il 62% ha ammesso che solo alcuni casi hanno avuto successo. Infine, il 14% ha constatato che pochi o nessun giovane assunto ha lavorato adeguatamente in azienda.
Le ragioni più frequentemente citate che scatenano insoddisfazione nei datori di lavoro derivano da una mancanza di motivazione o iniziativa (50%), poche capacità di comunicazione (39%) e una mancanza di professionalità (46%)
Le ragioni più frequentemente citate che scatenano insoddisfazione nei datori di lavoro derivano da una mancanza di motivazione o iniziativa (50%), poche capacità di comunicazione (39%) e una mancanza di professionalità (46%). Tra le altre cause, i capi delle aziende coinvolte, hanno registrato anche l’incapacità di accettare i feedback (38%) e inadeguate abilità di problem solving (34%). Tutte queste motivazioni sono alla base di uno schema più ampio che ha generato una generale insoddisfazione dei manager verso i giovani professionisti assunti.
L’insoddisfazione del manager tra stereotipi e pregiudizi
Le cause pratiche di insoddisfazione dei manager verso i giovani lavoratori, ossia le cause legate prettamente al lavoro svolto, non sembrerebbero essere però l’unica matrice dell’insoddisfazione diffusa da parte degli imprenditori verso i lavoratori della Generazione Z. Infatti, lo scontento dei manager verso i giovani professionisti, deriverebbe anche dal loro comportamento sul posto di lavoro al di là della mansione pratica svolta.
I 65% dei manager coinvolti nell’assunzione di giovani della Generazione Z ha dichiarato che i giovani professionisti hanno molte pretese e il 63% ha affermato che i giovani lavoratori della Generazione Z tendono a offendersi facilmente.
I manager hanno infatti registrato una serie di atteggiamenti adottati da parte dei giovani nati a cavallo del secolo che appaiono come una generazione svogliata e inadeguata al lavoro sfociando in stereotipi e pregiudizi che connotano l’intera Gen Z. I manager coinvolti nell’assunzione di giovani della Generazione Z hanno infatti ammesso per il 65% che i giovani professionisti hanno molte pretese e il 63% ha affermato che i giovani lavoratori della Generazione Z tendono a offendersi facilmente.
Questi dati sono alla base della generale insoddisfazione dei manager coinvolti nell’assunzione di giovani laureati che, per più della metà degli imprenditori (55%), mancano di un’etica del lavoro. Tutte queste considerazioni stereotipate nei confronti di una generazione intera portano infatti il 53% degli imprenditori ad affermare che i giovani laureati sono impreparati per il mondo del lavoro a causa di un comportamento inadeguato e una generale mancanza di professionalità e organizzazione sul posto di lavoro.
Professionalità e organizzazione: mancano alla Gen Z?
Questo ampio schema che ha alla base una serie di cause, anche stereotipate, che vedono i giovani della Gen Z inadatti al mondo del lavoro agli occhi dei manager che li hanno assunti, fa sì che si sviluppi una generale insoddisfazione dei manager stessi. Un malcontento che deve necessariamente trovare una giustificazione: più di un imprenditore su cinque afferma che i giovani laureati non siano in grado di gestire il carico di lavoro adottando anche comportamenti poco rispettosi. Infatti il 20% dei manager afferma che i laureati assunti arrivano spesso in ritardo sul posto di lavoro o che non si vestono in modo appropriato (19%).
Una registrata mancanza di professionalità e organizzazione da parte dei giovani della Gen Z che emerge anche dal fatto che il 46% degli imprenditori crede che i giovani laureati debbano assolutamente frequentare un Office etiquette training
Inoltre il 19% degli imprenditori ha constatato che i giovani laureati non utilizzano un linguaggio appropriato sul posto di lavoro e il 15% non rispetta le scadenze prefissate. Una registrata mancanza di professionalità e organizzazione da parte dei giovani della Gen Z che emerge anche dal fatto che il 46% degli imprenditori crede che i giovani laureati debbano assolutamente frequentare un Office etiquette training mentre il 42% crede che probabilmente dovrebbero frequentarlo. L’insoddisfazione dei manager verso la Gen Z che pecca di organizzazione e professionalità sul posto di lavoro spesso ha una sola soluzione: il licenziamento.
«Eri impreparato, quindi ti ho licenziato»
Quanto emerge dal sondaggio di Intelligent.com è che l’unica soluzione all’inadeguatezza del giovane laureato al mondo del lavoro sia il suo licenziamento. Infatti è stato registrato che sei aziende su dieci, nel 2024, hanno dovuto licenziare un giovane laureato assunto nello stesso anno e il 60% afferma di averne licenziati solo alcuni. Il dato che stupisce in negativo ma lascia aperta una speranza che funge da alternativa al licenziamento è che il 79% delle compagnie ha pianificato l’inserimento di alcuni giovani assunti, considerati non performanti, in progetti aziendali volti al miglioramento delle performance lavorative. Il tema è proprio quello di lavorare sui giovani della Gen Z affinché trasformino le loro conoscenze teoriche fornite dagli studi in attività pratiche che contribuiscono ad un miglioramento in ottica lavorativa.
Il licenziamento è davvero l’unica alternativa per la Gen Z?
Non è dubbia la preparazione teorica dei giovani assunti della Generazione Z infatti, dopo un accurato processo di selezione da parte delle aziende, i giovani che verranno selezionati e dunque assunti saranno coloro che hanno delle conoscenze certificate da percorsi di studio universitari e non solo affini alle competenze richieste dall’azienda che li sta assumendo. Bisogna però tenere presente che i giovani laureati sono alle prime esperienze lavorative, dunque non sono ancora entrati completamente nell’ottica lavorativa e non si sono ancora pienamente inseriti nel mondo del lavoro in quanto non hanno ancora sperimentato l’ambiente lavorativo.
Questo è il motivo per cui i giovani laureati sono percepiti come inadeguati al lavoro: arrivando da un percorso di studi con sporadiche esperienze di tirocinio non hanno le competenze pratiche ricercate nell’immediato dalle aziende. Ciò non significa assolutamente che i giovani laureati non siano qualificati anzi, i giovani professionisti arrivano in azienda dopo un percorso di studi che ha dato loro delle conoscenze che devono semplicemente imparare a mettere in pratica. Un ruolo fondamentale lo giocano sicuramente le università che si stanno muovendo sempre di più verso la creazione di un’ottica lavorativa negli studenti con tirocini curriculari, extracurriculari e collaborazioni con le aziende e, sebbene questi percorsi siano fondamentali, non sono sufficienti per la completa preparazione di un giovane al mondo del lavoro.
Un’impreparazione al mondo del lavoro che è comprovata anche dai giovani stessi come conferma una ricerca dell’Agenzia Italiana per la Gioventù: il 70% dei giovani si dice preoccupato del proprio ingresso nel mondo del lavoro.
Un nuovo approccio per la Gen Z
Confermata l’impreparazione della Generazione Z al mondo del lavoro è dunque necessario trovare delle alternative al licenziamento dei giovani laureati che non porterebbe a niente di costruttivo né per i giovani stessi né per le aziende che li hanno assunti o che vorrebbero assumerli. Secondo Glassdoor il 70% dei giovani considera un percorso di onboarding come un fattore cruciale nella decisione di accettare un’offerta di lavoro. I giovani laureati sono consapevoli della propria impreparazione al mondo del lavoro e questo è causa di esitazione nella scelta di una posizione lavorativa e, una volta assunti, sul posto di lavoro. Se si vuole assumere un giovane laureato è dunque necessario fornirgli gli strumenti tramite cui possa mettere in pratica le conoscenze acquisite negli anni di studio e per entrare in un’ottica lavorativa.
«Eri impreparato, quindi ti ho formato…»
Un buon percorso di onboarding e la formazione in azienda sono fondamentali per il buon inserimento del giovane professionista che può arrivare a risultati lavorativi importanti per la sua esperienza e per l’azienda stessa. Il processo di onboarding è il primo passo nella formazione e nel buon inserimento del giovane in azienda. Un processo che porti a ottimi risultati deve prevedere feedback continui in quanto è importante che i nuovi arrivati, soprattutto se giovani, non si sentano «abbandonati» e questo vale non solo per i primi giorni di lavoro ma per l’intero periodo di inserimento nell’azienda. Inoltre è fondamentale un’accoglienza personalizzata perché ogni dipendente ha esigenze diverse e un percorso uguale per tutti potrebbe non essere funzionale.
È anche importante tenere conto che il processo di onboarding non serve solo a fare formazione professionale con un tutor, il «tutor» stesso deve essere visto come un compagno di lavoro che oltre a formare deve anche supportare i nuovi assunti nell’integrazione nel team e nell’adattamento al lavoro. Un giovane, come detto precedentemente, non è un lavoratore fatto e finito ma con una formazione efficace può diventare una risorsa per l’azienda. Gli ingredienti principali di una buona formazione sono sicuramente una formazione personalizzata insieme alla promozione della cultura dell’apprendimento da parte dell’azienda che deve offrire un percorso di crescita continuo: questo porterà benefici non solo sui giovani professionisti ma, con percorsi chiaramente diversificati, anche agli altri dipendenti aziendali.
Conclusione
Le prime esperienze lavorative della Generazione Z offrono dunque un quadro frastagliato da criticità con una netta discrepanza tra la preparazione dei giovani assunti e le aspettative dei datori di lavoro. Questa situazione, se non gestita accuratamente, può portare a stress e insoddisfazione da entrambe le parti portando a decisioni drastiche quale il licenziamento. Un cambio di ottica da parte delle aziende è un primo passo per poter ottenere buoni risultati da un giovane laureato assunto che non deve essere percepito come un peso in azienda bensì come una risorsa. Le alternative tra percorsi di onboarding e formazione sono svariate e costituiscono una grande fonte di aiuto per colmare le lacune pratiche dei giovani che si approcciano al mondo del lavoro e per alleviare l’insoddisfazione dei manager verso una generazione che, seppur sprovvista di strumenti, ha molto da dare alle aziende.
Per approfondire il tema del rapporto tra AZIENDE e GENERAZIONE Z collegarsi al sito dell’Osservatorio Delta Index
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