Cent’anni tra la gente di Treviglio, prima era Salone delle associazioni cattoliche, utilizzato durante le guerre come ospedale, poi sede di un’industria, e dal 1948 sala teatrale. È il Teatro Filodrammatici, inaugurato il 15 luglio 1905. E la «sua» gente, i trevigliesi, si ritroveranno ancora una volta nel grande salone completamente ristrutturato nel 1987 grazie all’intervento della Cassa Rurale. Questa volta il protagonista sarà prorio il teatro, da un secolo sfondo delle commedie e delle tragedie della storia. L’appuntamento è per domenica 10 luglio con il concerto «Musica e immagine, colonne sonore di film con proiezione». Nel corso della sua storia il Filodrammatici ha ricoperto ruoli diversi e molteplici: da sede di associazioni a ricovero per feriti di guerra a teatro, ma è proprio in veste di cinematografo che è stato consegnato alla città nel 1905. Nelle cronache dell’epoca è, infatti, possibile trovare notizie sull’acquisto di una macchina per cinematografo, grazie all’interessamento di monsignor Antonio Pellenghi. Sul bollettino «Il Santuario di Treviglio» del 1905 si legge: «Lo spettacolo nuovo e imponente della luce, che vien modificata dalla minima alla massima gradazione a varietà di colori, riuscì davvero imponente e riscosse applausi dagli astanti. La direzione del salone-teatro ha potuto far acquisto di una macchina cinematografo, di ultima perfezione, sicché d’ora innanzi con molta maggior comodità e frequenza si potranno dar rappresentazioni che sempre riescono dilettevoli e istruttive».
Per ripercorrere la storia del teatro e del suo ruolo, su cui non esistono pubblicazioni specifiche, bisogna risalire al 1898 quando nei suoi appunti personali monsignor Pompeo Grezzi, vescovo di S. Sepolcro, scriveva del progetto di un «palazzo delle associazioni cattoliche con annesso teatro», legato all’ampliamento del santuario ad opera della Cassa Rurale. L’opera è stata poi realizzata dalla banca di credito cooperativo, che ha commissionato all’ingegner Carlo Badolini il progetto del «Palazzo delle associazioni cattoliche col teatro», struttura in stile Liberty con sale spaziose e comodità d’ogni tipo. Allo stabile fu dato il nome di Casa di Sant’Agostino, per ricordare l’epoca storica del convento delle Agostiniane. Durante la Prima guerra mondiale divenne ospedale militare, mentre dal 1940 al 1945 è stata sede dell’industria «Face» di Milano. In quegli anni l’attività teatrale della città si teneva in gran parte nel Teatro sociale di piazza Garibaldi, fondato nel 1912 e abbattuto nel 1964 per far posto all’Upim.
Nel corso delle sue molteplici vite, la struttura, che dal 1948 in poi ha preso il nome di Teatro Filodrammatici, non ha dimenticato mai la sua vocazione teatrale, grazie soprattutto all’intraprendenza dei giovani dell’epoca: dal giorno stesso dell’inaugurazione la compagnia drammatica «Circolo San Luigi» si era impegnata a organizzare numerosissime serate. Negli anni seguenti è nata poi la compagnia «Bona Ars», scioltasi nel 1940, di cui faceva parte Alfredo Ferri, attuale presidente onorario della Cassa Rurale. Nel 1945 è stata fondata, invece, la «Stabile» e nel dopoguerra è nata l’associazione Pro cultura, che organizzava cicli di conferenze. È però ancora per opera della Cassa Rurale che il Teatro Filodrammatici, rimasto sempre di proprietà della parrocchia, ha potuto vivere una nuova giovinezza, grazie all’intervento di ristrutturazione per un miliardo e mezzo di vecchie lire, interamente finanziato dalla banca, che lo ha restituito ai trevigliesi il 28 febbraio 1987, completamente rinnovato, dopo quasi 15 anni di chiusura.
Due anni di lavori hanno cambiato il volto della struttura ormai in decadimento, svelandone le peculiarità dello stile Liberty della progettazione di Carlo Badolini all’inizio del Novecento. Ora il teatro è gestito dell’Associazione Teatro Filodrammatici presieduta da Duccio Bencetti e amministrata da Paolo Colleoni. Grazie alla collaborazione di Giancarlo Zanetti, tra i maggiori impresari italiani, il Filodrammatici ha vissuto stagioni di successo, con la sala gremita e i migliori attori teatrali italiani sul palco. Tanto che gli abbonamenti sono 170 su 290 posti e che, nonostante le difficoltà economiche per l’incremento delle spese di gestione e di manutenzione, riesce ancora a dare spazio a piccoli cammei, a partire dalla tragedia greca fino ad arrivare agli spettacoli teatrali.
(05/07/2005)
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