Talento Locatelli, pianista rock
Il suo cd dal 3 giugno con l’Eco

Figlio della Facebook Generation, Davide Locatelli è un ragazzo molto cliccato. Suona il pianoforte, segue la corrente «alleviana», anche se si autodefinisce «pianista rock». Da martedì il suo cd in vendita nelle edicole con l’Eco di Bergamo (6 euro più il giornale).

Figlio della Facebook Generation, Davide Locatelli è un ragazzo molto cliccato. Suona il pianoforte, segue la corrente «alleviana», anche se si autodefinisce «pianista rock». «Durante i concerti propongo musiche pop-rock di gruppi come Guns ‘n Roses, Queen, Green Day, Nirvana, e allora l’immagine rock ci sta» spiega il giovane musicista bergamasco. «Anche David Garrett viene definito violinista rock, sebbene attraversi con disinvoltura anche il repertorio classico».

Davide no. Il giorno stesso del diploma in Conservatorio se ne torna a casa e comunica al padre, l’ex-batterista dei Dalton, che di repertorio classico ne ha piena l’anima e nella vita si dedicherà ad altro. Detto fatto, il nuovo album «Fly Away» (esce da martedì e per 30 giorni in allegato al nostro giornale: 6 euro piàù il prezzo del quotidiano)) è un disco strumentale di piano solo, a mezza strada tra Allevi e Clayderman, quello meno popular.

«Subito dopo l’esame - racconta - sono tornato a casa e ho detto ai miei che di musica classica non ne volevo sapere, sono andato contro tutto e tutti. I miei genitori non se ne facevano una ragione, visto che avevo studiato per anni, ma dopo il diploma ho scelto. Così ho imparato a riarrangiare i pezzi in chiave moderna, e a rileggere i pezzi rock per solo pianoforte. Ho ascoltato tanto per trovare le soluzioni giuste. Dopo due anni inizio a vedere i frutti».

In casa il papà ha preso la strada opposta, da batterista progressive si è messo a studiare e si è diplomato, con lo stesso maestro che ha accompagnato Davide sino al diploma. Percorsi contrari, pur sempre nel cuore pulsante della musica. «Mio padre all’inizio l’ha presa male, poi ha capito. C’è voluto un po’».

Leggi di più su L’Eco di Bergamo del 2 giugno

© RIPRODUZIONE RISERVATA