Tadeusz Kantor

TADEUSZ KANTOR nasce nel 1915 a Wielopole, un villaggio a pochi chilometri da Cracovia. Inizia il suo denso percorso teatrale da studente dell’Accademia di Belle Arti di Cracovia, dove nel 1937 allestisce il testoù simbolista La morte di Tintagiles di Maeterlinck, con sagome e marionette ispirate al mondo figurativo del Bauhaus. Ma a segnare una svolta nella sua attività teatrale sono la guerra e l’occupazione nazista della Polonia: col suo Teatro Clandestino, nel 1943 mette in scena Balladyna di Juliusz Slowacki e, nel 1944, Il ritorno di Ulisse di Wyspianski, realizzato in una stanza di un palazzo semidiroccato dai bombardamenti. Lo sconfinamento della finzione nell’inferno quotidiano e l’utilizzo di procedimenti mutuati dall’arte - dal dadaismo, dal cubismo, dai principi del collage - impronteranno tutto il suo percorso successivo. Nel 1955 fonda il Cricot 2 (anagramma dell’espressione polacca «ecco il circo»), gruppo di giovani attori, pittori, poeti d’avanguardia, che nella rappresentazione di sei testi di Witkiewicz (La piovra , Nel piccolo maniero, Il pazzo e la monaca, Gallinella acquatica, I calzolai, Le bellocce e i cercopitechi) sperimenta in ambito teatrale i principi di alcuni grandi movimenti di ricerca del tempo, dall’informale all’happening. Nei primi anni Settanta, ormai saturo di un itinerario avanguardistico, Kantor riporta in primo piano nei suoi spettacoli la dialettica fra presente e passato, con esiti destinati a sconvolgere il teatro contemporaneo, come il valzer macabro della Classe morta (1975), Wielopole Wielopole (1980), allestito a Firenze con un gruppo misto di attori italiani e polacchi, e Crepino gli artisti (Norimberga 1985). Kantor affida il suo testamento artistico a Qui non ci torno più (Berlino Ovest 1988) e Oggi è il mio compleanno (Tolosa 1991). Muore a Cracovia nel dicembre del 1990, proprio alla vigilia del debutto del suo ultimo lavoro.(10/09/2008)

© RIPRODUZIONE RISERVATA