Cultura e Spettacoli
Lunedì 15 Giugno 2009
Sul palco del Live di Trezzo
l'italo – giamaicano Alborosie
Venerdì 19 giugno sul palco del Live di Trezzo appuntamento imperdibile con l'italo – giamaicano Alborosie: insieme alla Shengen Clan Band presenterà i brani del nuovissimo album Escape from Babylon, in uscita dal 15 giugno per la Geensleeves Records.
Aprirà lo show I.Eye, giovane giamaicana con cui Alboroise ha realizzato il singolo Mama She Don't Like You un brano che promette di diventare una grande hit estiva L’ennesimo concerto reggae al Live di Trezzo d’Adda, un vero e proprio evento con uno degli artisti italiani di maggior successo all’estero.
Sul palco si esibirà Alborosie, al secolo Alberto D’Ascola, che ha trovato in Jamaica la propria dimensione diventando uno dei produttori e singer reggae più apprezzati sull’isola caraibica e in tutto il mondo. Quest'estate Alborosie torna in Italia e in Europa per presentare il suo nuovo disco, in uscita a giugno, dal titolo più che evocativo “Escape from Babylon”, ben 16 pezzi esclusivi con featuring di personaggi come Dennis Brown, I-eye Escape from Babylon è l'album di debutto di Alborosie per la Greensleeves Records, un traguardo che rappresenta la coronazione di una vera e propria stella del reggae, di un affermato cantante e produttore.
La carriera artistica di Alborosie inizia molto presto: a soli 15 anni infatti diventa membro e fondatore della band dei Raggae National Tickets, un gruppo che in Italia ebbe molto successo, sino ad arrivare alle 200 000 copie vendute con la Bmg Italia. Terminata l'esperienza col gruppo dei R.N.T., decide di intraprendere un viaggio alla scoperta delle radici della musica reggae; scelta che lo porta ad abbandonare l'Italia e trasferirsi definitivamente in Jamaica dove assimila codici, comportamenti e cultura e diventa a tutti gli effetti (come lo ha presentato recentemente in un ricevimento ufficiale il Ministro della Cultura Jamaicano) un “italian-jamaican”.
Inizialmente Alborosie trova impiego come tecnico del suono e acquisisce in questo primo difficile periodo una notevole esperienza. Un incontro significativo fu quello con il fondatore della Gee Street Records, mr Jon Baker, che ha permesso ad Alborosie di passare dal ruolo di tecnico a quello di produttore nei suoi studi di Portland. Grazie a questa preziosa occasione Alborosie ha avuto modo di lavorare con artisti del calibro di UB40 e Manu Chao In seguito è il nome stesso di Alborosie che emergerà come quello di un grande artista reggae. Nel 2008 scrive i singoli Herbalist e Kingston Town, i quali ebbero un grande successo sia in Giamaica che nel Regno Unito, grazie anche ad un buon supporto in radio. Subito dopo Alborosie si è esibito in tour europeo che lo ha portato sui palchi dei maggiori festival reggae (Rototom – Uppsala etc).
Di ritorno in Giamaica produce “Call On Jah” e “Rastafari Anthem” collaborando con alcuni grandi artisti tra cui Luciano, Michael Rose, Morgan Heritage, Ky-Mani Marley, Jah Cure, Beenie Man Nel nuovo album Escape from Babylon Alborosie mette in luce la sua devozione ai nomi dell'età d'oro del reggae (Black Uhuru, Burning Spear, Steel Pulse and Bob Marley) fondendola con un tocco dei più moderni ritmi roots e dancehall. Il singolo “Mama She Don’t Like You” cantato insieme ad I.Eye ha tutte le carte in regole per diventare una grande hits estiva. Nei testi tocca i temi del potere, della globalizzazione, della guerra portandoli sui ritmi reggae e rock. “One Sound”, in collaborazione con Gramps dei Morgan’s Heritage offre un messaggio tanto semplice quanto immediato: “One Love, One Heart, One Sound, One Destiny”. Nella chiusura di “Likkle Africa”, Alborosie regala un cantanto appassionato in cui dichiara “Only Jah can set my Africa free”.
La fuga da Babilonia rappresenta per Alborosie la sua grande meta finale, che gli permetterà di mettersi in coda ai grandi nomi nel Pantheon del reggae, insieme a coloro che – come Bob Marley – hanno saputo farsi strada grazie a canzoni suonate con sentimento e passione. Alborosie è senza dubbio un personaggio che si nutre di reggae, lui stesso lo definisce “….Il senso della mia vita, il mio futuro, il mio presente e parte del mio passato. E la mia musica non dev´essere solo suono, ma anche medicina: deve servire a qualcosa, far bene alla gente che ascolta. Mi considero come un pastore gospel che ha scelto di cantare il reggae”
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