Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Giovedì 09 Luglio 2015
Si torna a spendere per la cultura
Ma si legge sempre poco - Sondaggio
Dopo due anni di crisi, gli italiani tornano a spendere in cultura: 66,1 miliardi di euro nel 2014, ovvero circa 1,4 miliardi in più rispetto al 2013 con un +2,1% di crescita che spazza via il -5% dell'anno prima e il nerissimo -10% del 2011. Tu come investi in cultura
Eppure, resta ancora un fetta larghissima di italiani, circa un quinto (19,3%), che in un anno non è mai andata a teatro, né ha visto film, ascoltato concerti. Una percentuale in aumento (+3,9%) che al Sud tocca picchi anche del 30%, e in alcuni, settori, come il teatro o i concerti classici, dell'80-90%.
È la fotografia dell'Italia dei consumi culturali secondo l'11° Rapporto Annuale Federculture 2015. In particolare, raccontano i dati, crescono coloro che visitano musei e mostre (+7,7%), siti archeologici e monumenti (+5,8%) e teatro (+2,2%). Al contrario, però, diminuisce ancora la quota di italiani che leggono almeno un libro l'anno: solo 4 su 10 con un calo del -4%. Il tutto a fronte di investimenti pubblici in cultura che rappresentano ancora solo lo 0,13% del Pil e lo 0,19% del bilancio di Stato, più un calo verticale delle erogazioni liberali e dei fondi bancari (-19% e -12%).
Addirittura, dal 2008 ad oggi, gli investimenti dei privati sono diminuiti di 389 milioni di euro, vale a dire il 45% in meno. «La crescita della spesa per la cultura delle famiglie italiane - commenta Grossi, presidente di Federculture - è un dato incoraggiante, ma non è sufficiente. Bisogna agire sull'astensione della cultura, altrimenti rischiamo di essere un Paese pieno di beni culturali, di monumenti e teatri che però sono cattedrali nel deserto assaltate dai turisti giapponesi, sudamericani e tedeschi, ma del tutto assenti dalla vita quotidiana dei cittadini».
Andando per territori, a spendere di più in cultura è il Nord-Est (125 euro a famiglia contro i 57,5 del Sud e i 38,7 delle isole). Il Trentino Alto Adige è in testa alla classifica con 165 euro mensili, quasi 1.900 l'anno. La Sicilia è il fanalino di coda con appena 35,7 euro (450 l'anno, pari al 40% media nazionale). Quanto alla fruizione, sembra che per gli italiani sia un fatto puramente occasionale. Tanto che leggendo l'altra faccia della medaglia, i dati dicono che il 70% dei cittadini non va mai in un museo o a visitare una mostra, l'88% non assiste a concerti di musica classica, il 78% non mette piede a teatro. E se Puglia, Basilicata e Calabria sono assenteisti al 30%, Val d'Aosta Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia si attestano tra il 6 e il 10%.
«Bisogna riportare la cultura verso i cittadini», incalza Grossi lanciando le proposte di Federculture, dalla creazione di una piattaforma di crowfunding internazionale all'introduzione di standard di qualità. E poi «affidare ai giovani le imprese culturali minori con una legge ad hoc e aumentare le responsabilità degli amministratori», creare sistemi integrati e reti, puntare su comunicazione e promozione (1,7 milioni i like su Facebook e 2,2 i followers su Twitter per il Moma, quando Pompei e Colosseo non sono nemmeno presenti). «Soprattutto - dice Grossi - il nodo vero è lo scarso investimento nella produzione».
«Dobbiamo valorizzare il grande museo diffuso italiano - risponde il ministro Dario Franceschini elencando le ultime norme in vigore -. Molto è stato fatto e molto c'è ancora da fare.Abbiamo la straordinaria possibilità di adempiere al dovere costituzionale di tutelare il nostro patrimonio, facendolo contemporaneamente diventare un veicolo di crescita economica per il paese».
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