Scianna e il sito di StoryLab
«Nei vecchi album la storia di tutti»

«Fotografia è sinonimo di memoria. Bisogna vedere se la memoria avrà un futuro, come diceva Sciascia. Se hai memoria, se sai da dove vieni, sai anche dove vai».

Per questo Ferdinando Scianna, Premio Nadar, uno dei più grandi fotografi degli ultimi cinquant’anni, primo italiano a entrare nell’agenzia Magnum, si è lanciato nell’impresa di creare un archivio digitale dei suoi lavori. «Nella mia vita ho scattato un milione di fotografie, passando dal negativo in bianco e nero alle diapositive fino ad arrivare al digitale. Di quel milione ne sto selezionando circa 55 mila, che sono sempre un’enormità, ma questo è il senso del lavoro di un fotografo: scattare, scegliere e infine condividere, oggi anche on line».

Cosa pensa della condivisione on line delle fotografie, come nel caso dello Storylab , il progetto promosso da «L’Eco di Bergamo»? «Un archivio digitale accessibile a tutti è una bella iniziativa, così la fotografia diventa memoria collettiva. Per fortuna i vostri lettori hanno conservato i vecchi album di famiglia: questo è il vero archivio. Oggi invece quasi nessuno stampa più, perciò rischiamo di perdere la nostra memoria».

Per un fotografo ogni scatto è un po’ come un figlio. Rivedendo le foto del passato, che cosa ha provato? «I figli possono dare anche grandi delusioni» - ride, ndr. «È drammatico, perché per prima cosa ci si rende conto dei propri limiti, dei propri difetti, però non ci si rassegna. È come rivedere una vecchia fidanzata: non sempre è una bella cosa. Milan Kundera ha scritto un meraviglioso racconto in cui un uomo, dopo essersi lasciato con la compagna, non riusciva a darsi pace per essere stato con questa donna tremenda, così passò il resto della vita a raccogliere lettere, foto, ricordi di quella relazione per cancellarli. Un archivio è una selezione arbitraria, è come riscrivere la storia, ed è anche una maniera per riflettere su come una società o un individuo si vede e su cosa pensa sia importante nella vita. Soprattutto, un archivio è memoria per chi non ce l’ha».

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