Cultura e Spettacoli
Mercoledì 05 Febbraio 2020
Sanremo piace con Fiorello
e il monologo sulle donne di Rula
Standing ovation per il monologo sulla violenza sulle donne della Jebreal, le lacrime di Tiziano Ferro e gli intramontabili Al Bano e Romina. Tutta la prima serata del Festival.
La «benedizione» di don Rosario Fiorello, il pianto a dirotto di Tiziano Ferro nell’omaggio a Mia Martini e soprattutto l’urlo potente e pacato insieme di Rula Jebreal contro la violenza sulle donne: Sanremo 2020, «il sogno di una vita che si realizza» per Amadeus, debutta alternando ironia e denuncia, show e momenti di riflessione.
La prima serata ha registrato il boom di ascolti con il 52,2% di share e oltre 10 milioni di spettatori, meglio del Baglioni bis dell’anno scorso.
«Buonasera fratelli, c’è bisogno di pace». Fiorello fa l’ecumenico entrando dalla platea. La tonaca è quella originale di don Matteo, «uno dei pochi Matteo che funzionano in Italia: da solo quest’abito fa il 35%, con me dentro al 40% ci arriviamo», ride punzecchiando Renzi e Salvini. Non se ne abbia papa Francesco: «Santo padre, non disdica il canone», scongiura.
Poi torna a modo suo sulle polemiche pre festival: «Amadeus si è messo contro tutti. Le donne, la politica, la destra, la sinistra. Salmo, Jovanotti, la Bellucci sono fuggiti neanche fossero elettori dei Cinque Stelle. Allora qualcuno doveva pur aiutarlo. Sarò al suo fianco, gli darò qualche consiglio, sarò il suo Rocco Casalino». E subito lo mette in allerta sui rischi che corre: «Questi sono gli attimi che precedono la fine della tua carriera: ti levano pure i Soliti Ignoti. Ce l’hai presente il parente misterioso? Quello fai. La gente cancella i selfie con te. Tu non devi pensare al cast, a quelli che stanno qua, ma a quelli che hai lasciato a casa. Era meglio il Festivalbar. Ricordati: a Sanremo si entra papa e si esce Papeete». «L’amico del conduttore», il «badante 2.0», contagia Amadeus facendogli imitare Sandy Marton e Adriano Celentano e punteggia una serata dalla durata monstre che decolla con l’omaggio a Mia Mia Martini di Tiziano Ferro, in lacrime dopo un’interpretazione da brivido di «Almeno tu nell’universo».
Ma il pugno nello stomaco arriva con Rula Jebreal, che non tradisce le attese con un monologo potentissimo contro il femminicidio: le domande fatte alle vittime nelle aule di tribunale sono insopportabili, i numeri in Italia dipingono una realtà spietata, ma l’invito alle donne è a denunciare, a «non avere più paura, a essere libere nello spazio e nel tempo» e agli uomini a «lasciarci essere quello che siamo e quello che vogliamo essere, diventando complici e compagni». La figlia Miral la guarda commossa in platea mentre Rula si mette a nudo con coraggio raccontando la tragedia della madre Nadia, suicida dopo essere stata brutalizzata due volte, «a tredici anni da un uomo e poi dal sistema che l’ha costretta al silenzio».
L’Ariston è in piedi per lei. È standing ovation anche per Al Bano e Romina: introdotti dalla figlia Romina jr, che trentatré anni fa era nel pancione, trascinano la sala nel karaoke con Nostalgia canaglia e con un medley sulle note delle hit La siepe, Ci sarà, Felicità, prima di proporre l’inedito Raccogli l’attimo scritto da Cristiano Malgioglio, che gongola in prima fila. Accanto c’è la famiglia di Amadeus, l’ad Rai Fabrizio Salini, il presidente Marcello Foa, il direttore di Rai1 Stefano Coletta. Diletta Leotta gioca a fare la conduttrice sportiva, poi si cimenta anche lei in un monologo sulla bellezza, «che capita, non è un merito», e soprattutto «è un peso che con il tempo ti può far inciampare se non lo sai portare», come le ha insegnato nonna Elena, 85 anni, che la guarda ancora bellissima dalla platea.
Sul palco sflano i primi dodici Big. Achille Lauro conferma la sua voglia di provocare entrando sul palco con un mantello di velluto nero che poi lascia cadere, restando in scena con una tuta aderente nude look per cantare il suo brano-bandiera, Me ne frego: una citazione, nelle intenzioni dell’artista, della spoliazione di San Francesco. Irene Grandi si conferma la «ragazza di Vasco» con Finalmente io, l’applauditissima Rita Pavone si mangia il palco con Niente (resilienza 74), Marco Masini è fedele a se stesso con Il confronto, Diodato convince con Fai rumore, Le Vibrazioni cantano Dov’è accompagnati dal maestro star Beppe Vessicchio e dal linguaggio dei segni, Anastasio graffia con Rosso di rabbia. Poi tocca a Elodie, Alberto Urso, Riki, Raphael Gualazzi, Bugo e Morgan. È tempo di primi verdetti per i Giovani: dopo le prime due sfide passano in semifinale Tecla Insolia, che con con 8 marzo canta anche lei la resilienza versione millennial, e Leo Gassmann con Va bene così (e papà Alessandro tira un sospiro di sollievo («...come se avessi partorito 3 gemelli...»).
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