Roncalli e Montini secondo Parolin
Uniti da una parola: coraggio

Hanno cercato di ascoltare le inquietudini e le attese del mondo, hanno cercato di individuarne le debolezze, ma anche le potenzialità. Ma soprattutto hanno tentato di ricondurre ogni cosa al Vangelo come archetipo di ogni interpretazione di ogni responsabilità.

Non è facile trattare una lezione circa l’eredità che hanno lasciato Angelo Roncalli e Giovanni Battista Montini, se non si guarda all’impresa che l’uno ha intuito e l’altro ha confermato e concluso: il Concilio Vaticano II. Cosa hanno lasciato dunque i Papi del Concilio alla Chiesa di oggi? Il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ne ha parlato martedì pomeriggio 5 maggio alla Pontificia università Gregoriana, presentando il volume della Fondazione Papa Giovanni XXIII sui Papi del Concilio, edito dalla Studium in collaborazione con l’Istituto Paolo VI di Brescia, mettendo in fila le ragioni di una eredità che intreccia il Concilio e il Pontificato di Papa Francesco.

La cifra, secondo Parolin, è aver riconosciuto nella misericordia la parola profetica, «perenne verità e potenzialità anche per i nostri giorni». Parolin ha osservato che Roncalli e Montini, attraverso il Concilio e il loro magistero, hanno dato ragione alla capacità della religione cristiana di fornire sempre una carica spirituale nuova al mondo contemporaneo. All’inizio sembra solo un’intuizione di Roncalli, ma non è così. Paolo VI la raccoglie e schiera definitivamente la Chiesa accanto all’uomo.

Sottolinea Parolin: «Al dialogo con l’uomo contemporaneo nessuno dei due ha mai rinunciato». Il Segretario di Stato ha ricordato le parole di Montini alla commemorazione di Roncalli a Milano il 7 giugno 1963, quando mise in guardia dall’esagerare le proporzioni dei problemi, come se i cieli si fossero già chiusi sopra la testa dell’uomo: «Montini disse invece: dobbiamo farci coraggio». Sta qui uno dei punti centrali della loro eredità, nella parola «coraggio» che, ha aggiunto Parolin, «risuonerà con insistenza nei loro Pontificati in quello dei successivi pontefici, fino ad arrivare a Papa Francesco».

Roncalli ha indicato strade sulle quali poi Montini ha proseguito il cammino, anzi ha saputo «incanalare energie latenti», è l’analisi di Parolin, dall’ecumenismo all’internazionalizzazione della Chiesa, che poi il Pontificato montiniano ha consolidato.

Parolin ha ripreso anche la questione del governo collegiale della Chiesa, tema assai dibattuto al Concilio, osservando come Roncalli ha favorito la collaborazione del corpo episcopale «non tanto nell’esercizio», quanto «nella responsibilità del governo della Chiesa». È un’analisi che sbaraglia le critiche sulla collegialità opposta alla tradizione o contro di essa che in alcuni ambienti sono sempre state riservate sia a Roncalli che a Montini. Parolin poi ha aggiunto, riferendosi in particolare a Roncalli, che «in questo modo ha dato impulso a quell’ecumenismo interiore della cattolicità che accomunava e stringeva legami di profonda amicizia con l’ Urbe e l’Orbe».

Poche parole, ma ferme, quelle del Segretario di Stato, per evitare equivoci di interpretazione e per legare all’unità interna della Chiesa anche il cosiddetto ecumenismo esteriore, che per Roncalli, ha rimarcato Parolin, significava la «ricomposizione di tante fazioni cristiane separate». Poi ci sono i gesti pubblici, che Roncalli compie e che poi Montini e i gli altri Pontefici confermano. Il gesto più clamoroso sono i viaggi, anzi quel primo viaggio in treno di Roncalli a Loreto poco prima dell’apertura del Concilio. Fu il primo viaggio di un Papa fuori dal Vaticano dopo cent’anni. E viaggiare da allora è stato considerato una priorità pastorale da tutti i Pontefici. Parolin ha osservato che è stato il Pontificato di Giovanni Paolo II a confermare quanto «quel l’intuizione fosse vera». Poi ce ne sono altre, tra le quali quella di aver insistito entrambi sulla natura episcopale del Papa come vescovo di Roma, intuizione «ripresa oggi»con convinzione, ha detto Parolin, da Papa Francesco. Infine la misericordia, che Roncalli mette al primo posto, insieme al dialogo, e oppone ad una certa idea che voleva la Chiesa comunque arcigna e contrapposta al mondo. È la stessa convinzione di Bergoglio, molto vicino a Roncalli, secondo Parolin, che oggi tende la mano e non si scoraggia mai.

Alberto Bobbio

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