Il Festival internazionale della Sala Greppi prosegue lunedì 12 novembre alle 21 (ingresso per associati, tel 339.5285320) con il pianista americano Richard Goode. Goode è artista di levatura internazionale, cresciuto alla scuola di Rudolf Serkin e molto amato dagli americani, dove è uno dei beniamini del pubblico e tra gli interpreti più acclamati. Premi internazionali e riconoscimenti discografici fanno ormai parte del suo carnet artistico, che si divide tra interpretazioni con orchestra e solistiche. Pianista beethoveniano - ha più volte eseguito l’integrale delle sonate - è considerato uno specialista del repertorio romantico, da Schubert a Brahms, ma anche di Johann Sebastian Bach.
Scorrendo il programma della sua serasta è evidente però che il suo repertorio ormai non ha delimitazioni nette e circoscritte. Il programma si apre con Bach, con due preludi e fughe dal «Clavicembalo ben temperato» (una dal I e una dal II libro) e con quattro delle «Invenzioni a tre voci»: pagine didattiche, nella concezione bachiana, scritte per gli alunni e per i figli, che racchiudono scienza compositiva e valori estetici di assoluto valore, tanto da esser modelli imprescindibili di composizione oltre che di studio. Ma dopo l’esordio bachiano Goode si sposta agli inizi del Novecento con la celebre Sonata op.1 in un movimento di Alban Berg, una pagina di indubbio fascino decadente, tra echi di un romanticismo ormai languente e spunti espressionistici intensi e lacerati. Ancora al secolo scorso appartengono i tre «Preludes» di Claudes Debussy: «La cathédrale engloutie», «Ondine» e «General Lavine, eccentric»: pagine che si dividono tra il fascino della leggenda, ironia di sapore jazzistico e malinconia languida, tutte sotto il segno della scrittura esatonale del compositore francese. L’ultima parola è lasciata a Fryderyk Chopin, altro autore congeniale a Goode, con una selta di tre Mazurche, piccoli bozzetti sempre preziosi e delicati, il Notturno in si minore op.62 n.1 e la Polacca in fa diesis minore op.44, una delle ultime tra quelle lasciate da Chopin, nelle quali dominano i toni epici accesi e vividi, dal sincero sentire patriottico.(11/11/2007)
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