Oratorio per Papa Giovanni
Applausi per Frisina

Alla fine, il vescovo ha parlato di intensità, di spessore, di commozione: ha dato voce al sentimento della sala che ha ascoltato l’oratorio per Papa Giovanni con attenzione, raccoglimento e che alla fine si è sciolta in un applauso che non voleva finire.

Alla fine, il vescovo ha parlato di intensità, di spessore, di commozione: ha dato voce al sentimento della sala che ha ascoltato l’oratorio per Papa Giovanni con attenzione, raccoglimento e che alla fine si è sciolta in un applauso che non voleva finire, che ha scosso l’Auditorium esaurito fino all’ultimo posto, le pietre del Seminario che Angelo Roncalli amava profondamente.

Il concerto si è aperto sabto sera pochi minuti prima delle nove (verrà replicato domenica alle 16), le luci si sono abbassate, sul telo calato davanti al coro e all’orchestra sono apparse immagini di Papa Giovanni e sono risuonate le parole indimenticabili del discorso della Luna, ottobre 1962. Poi lo schermo ha mostrato il cardinale Loris Capovilla, il segretario di Roncalli che al suo Papa ha dedicato tutta la vita. Capovilla, 98 anni, ha inviato un messaggio alla platea, agli organizzatori, ai musicisti, ha espresso il suo saluto, la sua gratitudine a tutti, a «questo mio fratello Marco Frisina, innamorato del suo sacerdozio... dotato del grande carisma della poesia».

Poi di nuovo le parole del Papa bergamasco e lo schermo si è sollevato, sul palco è rimasto l’imponente coro (ben centoventi elementi con il coro della diocesi di Roma e quello del conservatorio Donizetti di Bergamo) e l’orchestra del nostro conservatorio, allievi e maestri, più qualche ospite: in totale cinquanta elementi. Don Ezio Bolis è direttore della Fondazione Papa Giovanni che ha promosso l’iniziativa. Don Bolis ha dato il benvenuto, ha detto che per capire Papa Giovanni è importante anche la musica, perché Roncalli amava questa espressione artistica. E don Bolis ha letto degli appunti contenuti nei diari di Roncalli, per esempio quando a Parigi nel 1946 ascoltò una Messa Solenne di Beethoven e quando a Parigi partecipò all’esecuzione della Passione di San Matteo di Bach. «Per me è stata una rivelazione» scrisse Roncalli «Un godimento spirituale ineffabile». La musica che avvicina al centro dell’uomo, che porta verso il Vangelo. «Perché il canto proviene dall’amore».

E poi la parola è passata al canto, è passata a monsignor Marco Frisina, direttore della Pontificia cappella musicale Lateranense. Marco Frisina ha composto l’oratorio «Venne un uomo mandato da Dio, il suo nome era Giovanni». Frisina ha detto che commemorare Papa Giovanni nella sua Bergamo «è un momento speciale».

Un momento speciale. E il suo oratorio non ha deluso gli ascoltatori, li ha coinvolti nei momenti di splendore, negli attimi di riflessione, di quiete. L’oratorio è una composizione che lega parti strumentali ad altre cantate e comprende anche parti recitate. La voce narrante era dell’attore Alessandro Quasimodo che ha letto brani tratti in particolare da opere di Papa Giovanni, ma non soltanto. Fra le diverse parti dell’oratorio si è creata armonia, un’atmosfera coerente di riflessione e di emozione, coerenza fra le note musicali e le parole cantate e recitate. Parole scelte, significative. L’intenso canto del «Gaudet mater ecclesia», commovente. Le parole di Giovanni XXIII: «Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando».

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