«Oltre il pianeta del vento», Paolo Aresi al Caffè Letterario

«Oltre il pianeta del vento» è il titolo del romanzo di Paolo Aresi che ha vinto nel giugno scorso il premio Urania e che sarà presentato oggi pomeriggio alle 17.15 al Caffè Letterario. L’incontro letterario, a cura di Giuseppe Lippi, responsabile di Urania, sarà spunto per un dibattito sul tema della percezione del futuro con Alberto Castoldi, rettore dell’Università di Bergamo, Ettore Ongis, direttore de L’Eco di Bergamo, Gianvito Martino, ricercatore al San Raffaele di Milano, Orazio Bravi, direttore della biblioteca Mai, Fabio Cleto, docente di letteratura anglosassone e Vittorio Curtoni, scrittore.

Un’astronave esplora l’universo, attraversando le dimensioni dello spazio e del tempo. Si chiama «Leonardo» e si muove grazie alla reazione fra materia e antimateria, separate da formidabili campi magnetici. «Ma non del tutto. Esiste un punto di contatto. Lì protoni e antiprotoni si incontrano, si annullano. La materia che si unisce all’antimateria si annichilisce. Produce un’immane energia». È questa energia che permette all’astronave e al suo equipaggio ibernato di viaggiare, senza toccare né lo spazio né il tempo; escono e rientrano, facendo «perdere coerenza alle particelle, alle funzioni d’onda di questo spazio, al suo campo di Higgs». Su questa stessa astronave il comandante Mishimoto ha voluto a tutti i costi un biliardo vero: «Pensava che di finzioni, interazioni neuroniche, cervelli quantici e virtualità ce ne fossero più che abbastanza. Così, per il viaggio interstellare, aveva preteso un vero, ingombrante, pesante biliardo con tanto di stecche».

Non c’è dubbio che il primo, determinante ingrediente, di «Oltre il pianeta del vento» (collana Urania, Mondadori editore), l’ultimo romanzo di Paolo Aresi disponibile in questi giorni in edicola e in libreria, sia la «fantascienza», nel senso più classico, che comunica sin dall’inizio l’immagine di un’astronave in partenza da Marte alla ricerca di nuovi mondi possibili per l’umanità. Ma il secondo, e non meno importante ingrediente del libro, che gli conferisce anzi un retrogusto caratteristico, è proprio «l’umanità». Sono sempre i sentimenti, gli affetti, le percezioni interiori a turbare il cuore di questi esploratori degli spazi interstellari, è sempre il desiderio di conoscenza, di superare le barriere dell’ignoto, di scoprire il senso ultimo delle cose, a dare slancio a questi uomini del futuro. Le loro vite durano ormai fino a duecento anni, nel cervello hanno installato neurochip che li fanno dialogare direttamente con le macchine, ma per il loro equilibrio psichico hanno bisogno di ammirare immagini della Terra riprodotte in un affresco elettronico, di modellare figure di creta, di tenere aggiornato con una penna antiquata un diario, di distendersi i nervi con una sana e concretissima partita di biliardo. Che ci sia un fascino particolare in questo romanzo di Aresi, lo conferma il fatto che il libro si è aggiudicato il prestigioso Premio Urania lo scorso anno: «La vittoria di “Oltre il pianeta del vento” - così recita la motivazione - premia un affascinante racconto d’esplorazione dello spazio e segna il ritorno dei narratori italiani a uno dei temi fondamentali della fantascienza».

(11/11/2004)

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