Nella macchina teatrale di Molière

Ultimi biglietti Venerdì al Teatro nuovo di Treviglio Stivalaccio Teatro, notissima compagnia veneta, porta in scena la sua rivisitazione de «Il malato immaginario». Tra lazzi, improvvisazioni e maschere di commedianti, si profilano le ombre di una umanità grottesca, fragile, vitale

Venerdì 13 gennaio è sempre più vicino, e i biglietti stanno per finire: sul palcoscenico del Tnt «Il malato immaginario» di Molière promette una serata divertente, ci sarà da ridere riscoprendo questa bellissima commedia nell’originale messa in scena prodotta da Stivalaccio Teatro con il Teatro Stabile del Veneto e con la regia di Marco Zoppello (biglietto 18 € + prevendita, oppure alla biglietteria del teatro da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo).

Siamo nel 1673 e la recita del maestro è a rischio

È il 17 febbraio 1673: la quarta recita de «Il malato immaginario» è a rischio, tra i lavoratori del Palais Royal si parla di annullare lo spettacolo, il maestro non è dell’umore per andare in scena. Ma la compagnia non ci sta, e irrompe nel teatro pronta a reclamare la paga giornaliera, spinta dallo spettro della fame, sempre dietro l’angolo. L’insistenza dei tre commedianti è inarrestabile, Molière è costretto a cedere: lo spettacolo deve continuare. A complicare la situazione un ritorno inaspettato: Madeleine, figlia di Molière, fuggita dal convento romano dove era stata rinchiusa.

Argante è un vecchio ipocondriaco

Prende dunque il via la celebre ed esilarante storia del malato Argante, vecchio ipocondriaco che, tra purghe e salassi, va dissipando la propria fortuna. Tra le astuzie della serva Tonietta si intessono gli amori ostacolati della dolce Angelica con il giovane Cleante, tutto sotto l’occhio di Belinda, seconda moglie di Argante, intenta ad accaparrarsi la fortuna del vecchio marito. Tra i lazzi, le improvvisazioni e le maschere grottesche dei commedianti, le ombre si allungano sui fondali dipinti, i bagliori delle candele si affievoliscono rischiando di spegnersi al primo soffiare del vento.

Molière, da veterano della risata, costruisce nell’ultima sua opera una macchina teatrale inattaccabile, tratteggiando personaggi classici e moderni allo stesso tempo. Mette in scena la forza e vitalità dell’amore giovanile contrapposta con la più grande paura dell’umano: il passare del tempo e l’incombere della morte. Un ultimo viaggio, ancora una volta, tra la polvere del palcoscenico. Un inno alla vita, alla risata e alla bellezza, cantato dai saltimbanchi, condito di una farsa feroce. I testi per Stivalaccio Teatro diventano, nuovamente, pretesti per avventurarsi nell’universo molieriano, giocandoci, improvvisandolo, cantandolo, mimandolo nel gioco totale del teatro, che deve essere vivo, estemporaneo e tangibile quanto la commedia, specchio incrinato dell’umano.

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