Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Lunedì 14 Febbraio 2022
«Nel tempo che ci resta»: c’è César Brie
al Teatro Sociale
In scena giovedì 17 (alle 20.30) e venerdì 18 (alle 10.30, matinée) febbraio.
Nell’ambito di «Appuntamento con la Storia», la nuova sezione della Stagione di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti, va in scena giovedì 17 (alle 20.30) e venerdì 18 (alle 10.30, matinée) febbraio al Teatro Sociale Nel tempo che ci resta, spettacolo scritto e diretto da César Brie che ha per sottotitolo «Elegia per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». Sul palcoscenico, accanto allo stesso César Brie: Marco Colombo Bolla, Elena D’Agnolo, Rossella Guidotti, Donato Nubile. Musiche di Paolo Brie. Luci di Stefano Colonna. Produzione Campo Teatrale, Teatro dell’Elfo. Durata 1 ora e 30 minuti senza intervallo.
Al termine delle due rappresentazioni è previsto un incontro con César Brie sullo spettacolo, coordinato da Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti.
Nel tempo che ci resta è il frutto di una ricerca di più di due anni sulle figure di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e del pentito Tommaso Buscetta, che aveva fornito ai due magistrati le chiavi per capire la mafia dall’interno . Dalle loro biografie emerge la storia della mafia siciliana dal dopoguerra fino agli anni ’90 e la denuncia dell’intreccio tra criminalità organizzata, affari, politica, servizi segreti deviati. Allontanandosi dall’idea di creare un documentario teatrale, lo spettacolo si presenta piuttosto come un’elegia, un atto d’amore e di gratitudine nei confronti di chi ha dedicato e oggi continua a dedicare la sua vita alla collettività e a una concreta testimonianza di coerenza, etica e giustizia. Il racconto della tragedia che ha segnato le vite dei due magistrati e delle loro famiglie non dimentica, nello spettacolo, i momenti di luce, di gioia, di ironia: l’amore di Giovanni e Francesca, di Paolo ed Agnese; gli scherzi tra i due amici; la serenità della loro infanzia.
Lo spettacolo è ambientato in un cantiere abbandonato a Villagrazia, il luogo dal quale partì Paolo Borsellino per andare incontro alla morte. In questo cantiere un uomo fa rotolare per terra delle arance. Tra le lamiere appaiono quattro figure che il profumo delle arance ha tolto dalle ombre: sono le anime di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e Agnese Piraino Leto. L’uomo che ha lanciato le arance si presenta: è Tommaso Buscetta. Le anime delle due coppie e del pentito, si raccontano in questo cantiere abbandonato.
Racconta César Brie : « Abbiamo fatto una lunga ricerca iniziata durante un seminario. Cercavamo immagini su alcuni temi quali: tradimento, inganno, omertà, mafia, giustizia , ecc. Nei seminari non parlavamo direttamente dell’argomento mafia. Volevamo agire in modo libero senza immergerci subito negli stereotipi e nei cliché che accompagnano l’immaginario legato alla mafia. Il lavoro di ricerca è proseguito con un gruppo più ristretto: cinque attori e alcuni aiutanti, lavorando sempre alla creazione di immagini e investigando sugli oggetti».
«Nel frattempo, abbiamo studiato la storia di Falcone, Borsellino e Buscetta, la storia del depistaggio, la storia della mafia e abbiamo ridotto il campo alle cose che ci sembravano essenziali», prosegue l’attore e regista di origine argentina, «Abbiamo letto e guardato testimonianze video fino a bruciarci gli occhi. Poi abbiamo scritto il testo, operazione difficile poiché non potevamo inventare fatti e dovevamo allo stesso tempo trovare un linguaggio che illuminasse questa storia da un angolo diverso. Il nostro scopo non è fare un documento ma costruire un fatto artistico dove verità, poesia, rigore e indagine possano unirsi. Questo spettacolo, dunque, non è la biografia di Falcone e Borsellino ma un omaggio, un monumento a questi due uomini e a questo ex uomo d’onore che li accompagna, li ama, e come noi viene sedotto dalla loro caparbietà, intelligenza, onestà e purezza».
César Brie nasce a Buenos Aires, Argentina. Arriva in Italia a 18 anni con la Comuna Baires, gruppo teatrale di cui è cofondatore, recitando in più produzioni, dirette da Renzo Casali e Liliana Duca. Con questo gruppo ha cominciato a sviluppare un’arte apolide, a stretto contatto con le molte realtà incontrate in una vita passata per scelta in esilio. Dopo il 1975 crea a Milano il Collettivo teatrale Tupac Amaru. Dal 1981 al 1990 lavora insieme a Iben Nagel Rasmussen nel Gruppo Farfa e poi nel Odin Teatret nelle vesti di autore, regista e attore. Tre, tra i titoli di questi anni: Matrimonio con Dio e Talabot, con la regia di Eugenio Barba, e Il Paese di nod, regia e drammaturgia di César Brie. Poi, da solo César Brie Il Mare in Tasca, Torneranno i miei figli e, con Naira Gonzalez, Romeo e Giulietta. A seguito di queste esperienze, nel 1991, fonda in Bolivia il Teatro de Los Andes col quale crea spettacoli che partono dalla storia o dai classici, ma calati profondamente nell’attualità.
César Brie partecipa anche ad altre produzioni, come autore o regista: Il cielo degli altri, realizzato in Italia con gli attori del Teatro Setaccio; Zio Vanja di Anton Cechov, di cui cura la regia insieme a Isadora Angelini; Todos los ausentes, realizzato a Santiago del Cile con l’attore Hector Noguera del Teatro Camino; scrive I clienti, con la regia di Giancarlo Gentilucci per Arti e Spettacolo.
Nel tempo che ci resta si pone in prosecuzione con il lavoro di impegno civile e di inchiesta che César Brie ha iniziato con Il cielo degli altri, Otra vez Marcelo, Albero senza ombra, Viva L’Italia, Prima della bomba, L’avvoltoio e con altri lavori e ricerche non soltanto teatrali da lui condotte.
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