Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Venerdì 24 Febbraio 2017
Nastri d’Argento, c’è anche Bergamo
«Bozzetto non troppo» è in cinquina
«Bozzetto non troppo» è in cinquina ai Nastri d’Argento. La decisione trapela via Facebook con la soddisfazione del regista Marco Bonfanti che ha deciso di fare un film sul geniale cartoonist Bruno Bozzetto.
Il film racconta tutto quello che avremmo voluto sapere su Bruno Bozzetto. Il cartoonist bergamasco apre agli spettatori, la sua casa, il suo studio e soprattutto la sua lunga vita lavorativa (che continua con immutato fervore), durante la quale ha creato, disegnato, inventato, colorato, realizzato più di trecento lavori. Candidato all’Oscar per «Cavallette», Orso d’oro al Festival di Berlino per «Mister Tao», Bozzetto ha mietuto premi in ogni angolo del mondo, è stato elogiato come ispiratore dai più grandi cartoonist contemporanei come John Lasseter.
Un Bozzetto pubblico, quello che racconta il suo lavoro, le sue passioni, i suoi inizi, e un Bozzetto privato che apre i cassetti della memoria e i filmini di famiglia («durante le vacanze facevo lavorare tutti ai miei film»), ma anche i suoi figli (oggi suoi collaboratori) e i tanti animali che popolano lo zoo di casa Bozzetto compresa la ormai famosissima pecora di nome Beeelen, che è entrata a far parte della famiglia qualche anno fa ed è curioso che a filmare la sequenza, una delle più divertenti del film, sia proprio Mario Bonfanti, salito alla notorietà per aver filmato l’arrivo del gregge di settecento pecore in piazza del Duomo a Milano, nel suo film «L’ultimo pastore». Ma tanti sono i personaggi e i film di cui si racconta a cominciare da quello più famoso e a cui Bozzetto è più affezionato, il Signor Rossi, disegnato talmente tante volte che riesce addirittura a riprodurlo a occhi bendati. E poi i capolavori assoluti dei lungometraggi: «West and Soda», «Vip, mio fratello superuomo» e soprattutto «Allegro non troppo» ispirato al «Fantasia» disneyano ma forse superiore per inventiva.
«Sono sempre stato un fan di Bozzetto – aveva detto il regista Bonfanti alla prima veneziana – e, col tempo, mi sono reso conto di quanto non solo mi appassionassero i suoi mondi geniali, colorati e immaginifici, ma di quanto il suo lavoro si fosse sedimentato nel mio modo di fare cinema. E quando gli ho spiegato questa mia bizzarra idea, lui si è mostrato entusiasta e partecipe del mio esperimento».
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