Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Venerdì 17 Ottobre 2014
Mtv, reality sul motociclismo
C’è anche il bergamasco Valtulini
Dopo il successo di «Ginnaste – Vite parallele» e i buoni risultati di «Calciatori – Giovani Speranze», Mtv ci riprova con un nuovo reality a tema sportivo: «Motorhome – Piloti di famiglia».
Il programma, in onda da lunedì alle 16, racconta la storia di quattro giovani piloti e il loro sogno di emulare le gesta di Valentino Rossi. Del quartetto fa parte il bolgarese Stefano Valtulini, in questo fine settimana impegnato nelle ultime gare stagionali del Campionato Italiano Velocità (Civ).
«Ad aprile – dice il 18enne bergamasco – mi ha contattato la Federazione Motociclistica Italiana chiedendomi di partecipare al reality. Ne ho parlato con la mia famiglia, abbiamo riflettuto sui pro e i contro e abbiamo deciso di accettare».
Nessuno dei quattro protagonisti (tre ragazzi più Cecilia Masoni) percepisce alcun compenso. «Le nostre vite sono un po’ state stravolte, però abbiamo la possibilità – prosegue Valtulini – di mettere in mostra le nostre capacità e di farci conoscere». Un vantaggio non da poco in un universo in cui per emergere non basta il talento ma servono anche finanziatori per garantirsi un team e una moto competitiva.
Le telecamere di Mtv hanno seguito per sette mesi la carovana del Civ sui principali circuiti italiani, inclusi quelli teatro delle gare del mondiale come il Mugello e Misano Adriatico. Si vedranno le vittorie dei piloti, ma anche le cadute e le rotture meccaniche. Ma soprattutto ne uscirà un ritratto inedito del mondo dei paddock, dei meccanici e dei camion che si muovono per l’Italia per contendersi la vittoria, lasciapassare per il passaggio al campionato iridato.
Valtulini, la Masoni, Andrea Caravella e Alessandro Del Bianco sono stati filmati anche al di fuori dei tracciati: «Sono venuti a casa, sentendo i miei genitori» dice Valtulini: «Mi hanno ripreso in palestra, in piscina, con la mia ragazza Alessia e persino nelle uscite del sabato sera con gli amici. Ognuno di noi era seguito da tre persone: un cameraman, un aiuto cameraman e il regista. Sempre senza imporci un copione, ma lasciandoci liberi di essere noi stessi. All’inizio c’erano diverse cose di cui mi vergognavo ma poi ci ho fatto il callo. Per esempio, non è piacevole farsi vedere quando c’è una discussione o quando le cose non vanno bene, ma la produzione non voleva mostrare solo i momenti belli delle nostre vite».
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