«Ma è quella vera?» «L’è lee, l’è lee»
Il bergamasco che autentificò la Gioconda

Nel 1913 il ritrovamento del capolavoro di Leonardo dopo il clamoroso furto di due anni prima al Louvre: a dire l’ultima parola sull’autenticità della tela fu il celebre restauratore di Caravaggio Luigi Cavenaghi.

«Ora il capolavoro trovasi al sicuro in deposito agli Uffizi. Ma sarà la vera Monna Lisa? Non sarà una copia? Una copia fatta per stornare le indagini sulla vera “Gioconda” nascosta? Corrado Ricci, direttore generale per le Antichità e Belle Arti, corre a Firenze e conduce seco Luigi Cavenaghi, il principe dei nostri restauratori di antiche pitture, con qualche altro esperto. E viene la parola rassicurante: nessun trucco, nessun dubbio: “L’è lee, l’è lee” aveva detto Cavenaghi».

La scena descritta nelle «Memorie» di Ettore Modigliani (in uscita il 22 giugno 2019 nella Biblioteca dell’Arte, Skira), direttore della Pinacoteca di Brera dal 1908 al 1934, è quella che ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tutto il mondo. Si è concluso così, infatti, dopo due anni di indagini senza esito da parte della polizia francese, il più clamoroso furto d’arte del XX secolo. L’ultima parola è arrivata proprio dal celebre restauratore bergamasco Luigi Cavenaghi, originario di Caravaggio, protagonista di quella lunga stagione d’oro che vide i nostri restauratori fare «scuola» in Italia e all’estero nella conservazione dei beni culturali.

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