È uscito «Ma che vita la mia»
Facchinetti: dedicato a Negrini

Dopo quasi 50 anni di musica insieme, per Roby Facchinetti i Pooh sono come una moglie e «si sa - scherza il tastierista - che noi maschietti ogni tanto abbiamo bisogno di cambiare, insomma, non se la prendano le signore, di avere un’amica».

Dopo quasi 50 anni di musica insieme, per Roby Facchinetti i Pooh sono come una moglie e «si sa - scherza il tastierista - che noi maschietti ogni tanto abbiamo bisogno di cambiare, insomma, non se la prendano le signore, di avere un’amica».

La sua amante è un disco, «Ma che vita la mia», in uscita martedì 18 marzo, che è il suo terzo progetto solista e contiene gli ultimi testi scritti dall’amico e collega Valerio Negrini, scomparso un anno fa. «Era un po’ che sentivo il bisogno di raccontarmi e Valerio non aspettava altro, ha sempre creduto - racconta il quasi settantenne musicista - nel progetto Facchinetti-Negrini». Anche per questo, quando Roby è rimasto solo, ha sentito «una doppia responsabilità», come se Negrini gli avesse lasciato «una sorta di testamento», quella di un «poeta immenso, amico di una vita».

Valerio «voleva assolutamente che questo lavoro avesse un taglio molto cantautorale, e in alcuni brani credo di esserci riuscito». L’intesa tra l’autore dei testi - Negrini - e il compositore della musica - Facchinetti - era pressoché totale: «mi conosceva - dice Roby - più di quanto io conosca me stesso».

Lo capiva tanto da firmare un brano che Roby oggi non esita a definire autobiografico, che è poi la canzone che dà il titolo all’album, bilancio di una vita «fortunata e articolata, ricca di discese e salite, in cui la musica mi ha dato e chiesto tanto, perché sono stato più sul palco che in famiglia, perché se non ti dedichi a tempo pieno alla tua passione non ottieni risultati».

Una convinzione che si riversa anche in «Un mondo che non c’è», il singolo che anticipa l’album, dove all’utopia viene preferito l’impegno reale «perché siamo noi che facciamo il mondo, l’abbiamo rotto e dobbiamo aggiustarlo, per questo sono convinto - dice - che i nostri figli siano migliori di noi, toccherà a loro metterlo a posto».

Della storia dei Pooh ha fatto parte anche Riccardo Fogli, bassista del gruppo dal 1966 al 1973, che domenica è salito sul palco a Sebastopoli per festeggiare la secessione della Crimea dall’Ucraina: una scelta «molto discutibile« commenta Roby, invitando però a considerare che «la storia non la fa chi la vive in prima persona, ma chi la scrive». A maggio anche Facchinetti tornerà dal vivo, con quattro concerti a Bergamo, Roma, Brescia e Milano che anticiperanno il tour estivo e quello autunnale nei teatri.

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