È morto Nash, genio della matematica
Amava Bergamo, spesso nella nostra città

È morto, all’età di 86 anni, in un incidente stradale il premio Nobel dell’Economia John Nash. Lo schianto mentre si trovava in taxi con la moglie, nel New Jersey.

Nell’incidente ha perso la vita anche la moglie del matematico. La vita di Nash era stata raccontata nel film «A Beautiful Mind», interpretata da Russell Crowe. Il premio Oscar ha twittato: «Sono senza parole. Il mio pensiero va a John, Alicia e alla famiglia. Una collaborazione straordinaria.Belle menti, bei cuori».

Premio Nobel per l'Economia, era stato a Bergamo più volte, l’ultima nel settembre del 2013 nella sede universitaria di via dei Caniana 2. I suoi studi di matematica applicata alla «Teoria dei giochi» hanno rivoluzionato l'economia.

Nel 2009, al Centro Congressi, era venuto a Bergamo anche nell'ambito di BergamoScienza. In quell'occasione c'erano ad ascoltarlo oltre mille persone, nonostante la matematica sia normalmente ritenuta un argomento «ostico». Lui aveva commentato: «Sarebbe facile sostenere che tutto questo non c'entra molto con la matematica, piuttosto con il successo di un film». Il riferimento è a «A Beautiful Mind», che vinse quattro Oscar, con appunto Russell Crowe come protagonista.

Nash è sempre stato al tempo stesso un uomo umile e una personalità fortissima: «Vede - aveva raccontato -, io dal 1959 fino all'85 ho avuto momenti bui. Sono impazzito. E quando sono tornato indietro, al modo normale di ragionare, per un po' di tempo sono rimasto molto instabile prima di poter riprendere a lavorare. Quindi non posso essere una persona arrogante, con una storia come la mia devo riconoscere le mie debolezze». La lezione di Nash, quindi, è sempre stata prima che scientifica «umana».

Nel 2009 aveva illustrato l'ultima impresa in cui si era imbarcato, una scommessa che ha del temerario, sul tema «evoluzione della cooperazione»: «La possibilità paradossale - diceva - di una naturale evoluzione del comportamento cooperativo quando gli organismi o le specie che interagiscono e si suppone abbiano a disposizione solo un corredo di motivazioni egoistiche», ovvero la possibilità che un comportamento di mutuo aiuto possa nascere dal tentativo di ogni individuo di posizionarsi meglio nella lotta per la riproduzione feconda dei propri geni.

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