Lavoro e arte in Bergamasca negli scatti di Berengo Gardin

Fotografia Pubblicato il volume sulla Forni Industriali Bendotti di Costa Volpino. Leica al collo e pellicola in bianco e nero per descrivere il mondo operaio, che ha sempre amato.

La fotografia di Gianni Berengo Gardin incontra la tecnologia di Forni Industriali Bendotti, per i 105 anni di attività dell’azienda di Costa Volpino specializzata nella produzione di forni industriali prefabbricati nell’alto Sebino, poi montati e avviati direttamente dal cliente.

Considerato uno dei maggiori fotografi italiani, Berengo Gardin ha visitato nel 2020 lo stabilimento, dove è rimasto un’intera giornata scattando una serie di immagini per ritrarre i lavoratori impegnati nelle varie fasi produttive di un nuovo forno. Il risultato è contenuto in un libro («90x104. Gianni Berengo Gardin fotografa Forni Industriali Bendotti») stampato dalla stessa azienda, 54 scatti in cui gli appassionati di fotografia individuano facilmente la straordinaria capacità di Berengo di cogliere, con la sua Leica e la pellicola in bianco e nero, sguardi e dettagli, luci e ombre che elevano anche il lavoro manifatturiero alla dignità delle migliore fotografia d’autore .

Berengo Gardin, da sempre molto attento al mondo del lavoro, si è mosso dentro al capannone della ditta bergamasca inquadrando saldatori, muratori e carpentieri : con lo stesso sguardo con cui aveva già raccontato le operaie che producevano le macchine da scrivere Olivetti, i pescatori di Burano, le risaie allagate: ha voluto celebrare la dignità di chi lavora tra catene e cavi d’acciaio, tubi e mattoni, valvole e raccordi, diventati lo spunto per raccontare le quattro fasi di lavorazione della Forni Industriali Bendotti.

Ha voluto celebrare la dignità di chi lavora tra catene e cavi d’acciaio, tubi e mattoni, valvole e raccordi

Il fotografo ha indagato il lavoro svolto a Costa Volpino cogliendone, come elemento essenziale, la sapienza artigianale abbinata alla tecnologia. «Certo non è facile essere Gianni Berengo Gardin - si legge nella prefazione del volume -, si è obbligati a scelte molto precise e dure pur di mantenere il proprio stile. Così ha fatto il maestro della fotografia, rinunciando di proposito alla digitalizzazione imperante, per testimoniare la bellezza e l’unicità che viene garantita dagli scatti su pellicola , in bianco e nero, con la stampa a mano e l’uso di carte raffinatissime».

Berengo ha visitato l’azienda di Costa Volpino nell’ottobre del 2020 , nei giorni in cui ha compiva 90 anni . Nel 2019 aveva visitato la Galleria dell’Accademia Tadini, che si è arricchita ora di una nuova opera: una fotografia della Stele Tadini di Antonio Canova, scattata da Berengo e donata poi al museo loverese dalla Forni Industriali Bendotti. Stampata ai sali d’argento, da negativo, l’opera è stata inserita nella sala dedicata al Progetto Canova (quest’anno si ricorda il centenario della morte dell’artista veneto).

Berengo ha visitato l’azienda di Costa Volpino nell’ottobre del 2020 , nei giorni in cui ha compiva 90 anni

Berengo Gardin ha collaborato con le principali testate nazionali e internazionali, ma si è principalmente dedicato alla realizzazione di libri, con oltre 250 volumi fotografici pubblicati. Il suo archivio contiene circa 1,5 milioni di foto rigorosamente in bianco e nero.

Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, Berengo Gardin è cresciuto a Venezia, e poi, professionalmente, a Milano. Negli anni ’60 decise di seguire le orme dei grandi fotografi di «Life» e dell’agenzia Magnum, con un occhio particolarmente attento all’impegno sociale. Nel 1954 pubblicò le sue prime foto su «Il Mondo» di Mario Pannunzio. Ha collaborato con testate come «Domus», «Epoca», «Le Figaro», «Time», «Stern». Ha esposto le sue immagini in centinaia di mostre in tutto il mondo, dal Moma di New York alla George Eastman House di Rochester, alla Biblioteca Nazionale di Parigi, agli Incontri Internazionali di Arles, al Mois de la Photo di Parigi.

Lo storico della fotografia Italo Zannier lo ha definito «il fotografo italiano più ragguardevole del dopoguerra, quello che meglio ha saputo mediare proficuamente le varie tendenze, con un acume visivo che non si è lasciato condizionare troppo dal gusto del momento, slittando subito oltre la moda».

Zannier ha definito Berengo Gardin il fotografo italiano più ragguardevole del dopoguerra

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