La scomparsa di Cesare Segre
Un legame con Bergamo e il dialetto

Cesare Segre, filologo e critico letterario, è morto ieri pomeriggio a Milano. Classe 1928, Segre è noto come teorico della semiologia, filologo e saggista. Un legame speciale con Bergamo dove giunse come relatore e ospite a importanti convegni.

Cesare Segre, filologo e critico letterario, è morto ieri pomeriggio a Milano. Classe 1928, Segre è noto come teorico della semiologia, filologo e saggista, nonché firma del Corriere della sera. Ha pubblicato diverse opere per Einaudi; di recente la sua produzione è stata raccolta in un Meridiano Mondadori.

«Addio a un grande semiologo, filologo, saggista e giornalista, che ha dato tanto anche alla Lombardia». Così il presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, e l’assessore alle Culture, Identità e Autonomie, Cristina Cappellini, hanno commentato la notizia della morte di Cesare Segre.

«Con la sua scomparsa - hanno detto - perdiamo uno dei più

illustri esponenti del mondo culturale, la cui intensa attività,

apprezzata anche a livello internazionale, è testimoniata da

un’amplissima produzione».

«È una gravissima perdita. Segre è stato uno dei più autorevoli, influenti e discussi critici della seconda metà del Novecento». Così il critico letterario Alfonso Berardinelli.

Anche con Bergamo, Segre aveva un legame speciale. Nell’aprile 2006 giunse in città alla rassegna «BergamoPoesia», ideata e curata da Gabrio Vitali parlando di «La letteratura è per l’umanità». Nell’ottobre 2003 presiedette un convegno internazionale su Francesco Petrarca nella Sala Capitolare del convento di S. Francesco, piazza Mercato del Fieno. DI lui si ricordano anche alcune dichiarazioni sul nostro dialetto. «Già, il famoso bergamasco sempre citato

nel Cinquecento come il dialetto orribile - diceva Segre , il perfetto opposto dell’edonismo linguistico cinquecentesco».

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