La regista Ginevra Elkann a Bergamo
Il 7 luglio all’arena di Santa Lucia

Dialogherà alle 21.30 con il pubblico prima della proiezione di «Magari», il suo film con protagonisti Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher.

L’infanzia di tre bambini che sognano una famiglia unita. Il film ha ottenuto 2 candidature ai Nastri d’Argento. Tra realismo e magia del quotidiano si afferma con forza una nuova voce del cinema italiano. locandina

Ginevra Elkann esordisce alla regia con un film che racconta una storia familiare dal titolo evocativo, “Magari”. La scelta, come spiega la regista nasce dal fatto che ogni personaggio ha il suo ‘magari’, un sogno che desidera si avveri nella vita. Il suo “è sempre stato quello, fin da bambina, di rivedere la sua famiglia unita dopo il doloroso divorzio dei suoi genitori”.

Presentato come film d’apertura al Locarno Festival nel 2019 «Magari» conta un cast ricchissimo tra cui figurano Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher.

Il film verrà programmato e presentato a Bergamo dalla regista martedì 7 luglio alle ore 21.30 presso Cinema all’aperto Arena Santa Lucia. Ingresso 6,00 o 5.00 euro (under 26 e over 65)

Info sul programma completo e sulla modalità di accesso qui

In caso di pioggia la proiezione verrà rimandata.

Trama. La madre è francese ed è una fervida cristiana ortodossa, il padre - separato - è italiano ed è uno sceneggiatore di scarso successo, squattrinato e donnaiolo. I tre fratelli - Seb, Jean e Alma - vogliono bene a entrambi e vorrebbero che i genitori tornassero insieme, ma intanto, prima che la madre si trasferisca in Canada, trascorrono un po’ di giorni con il padre e la compagna Benedetta in una casa al mare fuori Roma.

Sintonizzarsi o meno sulla lunghezza d’onda di Magari, debutto nel lungometraggio di Ginevra Elkann, è prima di tutto una questione di feeling, di comune sentire. Non è dato sapere con precisione, e in fondo pochissimo importa, quanto ci sia di autobiografico nello sguardo che la regista posa su una famiglia divisa. Si tratta di seguire il ritmo del racconto, di adottare il punto di vista di una bambina; di accettare, in sostanza, la lettura che Magari propone, fermamente convinto che dentro ognuno di noi alberghi una parte di quell’esperienza, di quella mancanza affettiva maturata nei primi anni della nostra vita e destinata ad accompagnarci nel prosieguo della stessa, instillando paure inaspettate.

Elkann ci invita a lasciarci andare, a mescolare il ricordo e l’effettivamente esperito a quel che abbiamo puramente sognato, o magari modificato ad arte. Proprio alla maniera di Alma, la minore di tre fratelli, che immagina a occhi aperti coppie di sposi dai volti mutevoli - quelli di papà e mamma, ma non solo.

Elegiaco senza essere retorico, nostalgico senza mai rasentare lo stucchevole, Magari ha il duplice dono di dimostrare in ogni frame la sua italianità, senza che il retaggio di questa incida negativamente sullo stile della regista.

La direzione degli attori sorprende per il grado di fiducia evidentemente instauratosi tra la regista e interpreti esperti, come Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher: il primo, in particolare, non è mai stato così spontaneo e istintivo, nel senso migliore del termine, di fronte alla macchina da presa. Inoltre la scena della partita di pallone sulla spiaggia o quella in cui la famiglia in auto si ritrova, per un attimo, a condividere la gioia di una canzone - “Se mi lasci non vale” di Julio Iglesias - rappresentano riprese così calligrafiche e rispettose di stilemi noti del cinema italiano - Salvatores la prima, Moretti la seconda - da esternare senza ambiguità la propria natura derivativa.

Senza un’ombra di malizia. Il cinema italiano ha bisogno di questo deficit di malizia, di inseguire la semplicità delle storie e la complessità degli affetti, lontano dal cinismo e dall’esibizionismo della nostra era “sociale”. Forse è anche per questo, oltre che per il mero dato autobiografico, che Elkann si rifugia negli anni delle macchine da scrivere, mentre L’uomo da sei milioni di dollari e il primo Vacanze di Natale passano incessantemente in tv. Per arrendersi alla nostalgia di un’epoca in cui l’uomo non era obbligato a rendersi sempre reperibile e poteva staccare, evadere; in cui scrivere lettere dense di significati era la prassi; in cui un semplice Gameboy poteva racchiudere un mondo, e servirsi della fantasia per completare a piacere l’esperienza.

Magari rappresenta l’affermazione di una nuova voce del cinema italiano, che appartiene a una generazione pronta a fare tesoro dei recenti exploit internazionali di Alice Rohrwacher (a cui rimanda, per lo sguardo posato su una famiglia nomade che si riaggrega) per costruire, su queste fondamenta, un nuovo e più personale linguaggio, intriso di realismo e della magia che si nasconde nelle piccole cose quotidiane. (MYMOVIES)

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