La grande bacchetta di Muti - video
Questa sera è festa al Donizetti

Teatro esaurito e grande attesa per l’arrivo di Riccardo Muti. A Brescia ieri, oggi a Bergamo (alle 21 al teatro Donizetti), sono in fermento per la serata più attesa del cartellone.

Muti ha una consolidata familiarità con la kermesse lombarda, a partire dal premio Benedetti Michelangeli 2005. Era l’anno in cui il maestro napoletano, dopo vent’anni continuati (record ineguagliato) aveva abbandonato la direzione musicale della Scala. Muti e il Festival si sono incontrati l’ultima volta con un memorabile concerto – purtroppo solo al Grande di Brescia - con la Chicago Symphony Orchestra, nel 2012; ma il direttore napoletano era stato al Festival già nel 1996, nel 1999 e nel 2000.

Stasera Muti torna al festival con una delle sue «creature» a cui ha più dedicato attenzioni negli ultimi anni, ossia l’Orchestra giovanile Cherubini. La Cherubini si unirà per la prima volta assieme alla Filarmonica del Festival per un concerto dalle caratteristiche «italiane» ed europee abbastanza evidenti e peculiari. È noto infatti che uno degli argomenti cari a Muti è la dominanza della cultura musicale italiana anche nel mondo strumentale e sinfonico, comunemente considerato appannaggio tedesco. Non solo Cherubini, a cui è dedicata la «sua» orchestra giovanile, ma anche il napoletano Niccolò Porpora, è stato spesso citato da Muti in quanto maestro di Haydn, considerato il «padre» del Classicismo viennese.

L’apertura della serata è nel segno di Schubert e della prima delle due giovanili Ouverture «In stile italiano» D 591, segno della (vana) aspirazione del cigno viennese di far carriera in ambito teatrale. E lo stile «italiano» in questo caso occhieggia a quello allora imperante (siamo nel 1817) di Rossini e dei suoi esplosivi colori. Un altro viennese sensibile alla musa italiana è Mozart che proprio al nostro Paese si era rivolto per apprendere e (anche lui vanamente) ottenere un incarico come musicista professionista fin da giovanissimo.

Poco noto è il concerto n.7 per violino e orchestra in re maggiore Kv 271a di Mozart, attorno alla cui autenticità gli esperti non sono unanimi. Di quest’opera esistono due tardive copie manoscritte, una del maestro di cappella austriaco Aloys Fuchs (1799-1853), secondo cui il Concerto sarebbe stato composto da Mozart a Salisburgo nel 1777, la seconda derivata da un supposto originale appartenuto al direttore d’orchestra francese Habeneck. Questa sera sarà solista l’austriaco Rainer Küchl, già Konzertmeister dei Wiener Philharmoniker, sodalizio sinfonico con cui Muti vanta un rapporto pluridecennale.

La seconda parte del concerto è riservata al primo Verdi «internazionale». Vale a dire quello di Les vêpres siciliennes, primo Grand-Opérà per Parigi. Verranno eseguiti l’Ouverture e i Ballabili Le quattro stagioni da Les vêpres siciliennes (1855) di Giuseppe Verdi. È il primo sforzo compiuto dal genio parmense per allargare oltre confine il suo ormai consolidato primato nel teatro musicale italiano.

Intanto sale la febbre anche per il concerto di chiusura, l’eccezionale recital organistico dell’americano Cameron Carpenter. Lo stravagante solista americano, fenomeno musicale del momento, l’11 giugno sarà protagonista di una serata congiunta tra Festival internazionale Organistico Città di Bergamo e Festival Pianistico. Per la prima volta suonerà in Italia il suo Touring Organ un gioiello digitale a 5 tastiere da lui progettato. Per l’acquisto dei biglietti botteghino del Teatro Donizetti (da martedì a venerdì ore 13- 20) Info: www.cameroncarpenter.com.

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