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Lunedì 07 Dicembre 2015
John Lennon moriva 35 anni fa
Genio musicale e icona di pace - Video
L’8 dicembre è il 35° anniversario della morte di Lennon che fu ucciso da Mark David Chapman, a New York, di fronte al Dakota Building, due mesi dopo il suo quarantesimo compleanno e poche settimane dopo l’uscita di «Double Fantasy», l’album del suo ritorno al lavoro, dopo il periodo dedicato a fare il papà per il suo secondo figlio Sean.
Non c’è dubbio che quanto accaduto il 13 novembre a Parigi finisca per dare a questo anniversario un significato particolare. È chiaro che dal punto di vista dei fatti gli eventi abbiano poco in comune: Lennon è stato ucciso da uno squilibrato (al quale aveva autografato l’album poche ore prima che lo uccidesse), le vittime del Bataclan dal terrorismo religioso che ha individuato nel rock, come nel calcio e nella socializzazione di un bistrot, i simboli da abbattere dell’Occidente corrotto. È dunque sul piano simbolico che vanno ricercati i legami: in fondo, l’incubo che si è materializzato nella società del 21° secolo è parte di quel mondo contro il quale l’autore di «Imagine» ha lottato per una vita.
Dopo aver lasciato i Beatles, John Lennon, insieme a Yoko Ono, è diventato un’icona vivente del pacifismo, una scelta che gli è costata l’ostilità dell’amministrazione Nixon che lo fece spiare dall’FBI (ma anche i servizi inglesi si sono occupati di lui) e ha tentato di espellerlo dagli Stati Uniti. Il processo grazie al quale riuscì a ottenere, dopo anni, la Green Card, il documento che permette a un cittadino straniero di abitare negli Stati Uniti, ha fatto epoca.
Un genio della musica, colpevole di schierarsi contro la guerra del Vietnam, il Sud Africa dell’apartheid, di frequentare gente come Jerry Rubin, era considerato un potenziale pericolo, un uomo da espellere (ma non tutti i suoi dischi soliti all’epoca della loro pubblicazione furono trattati bene dalla critica). Perfino l’ex Beatle ha rischiato di pagare per le proprie idee. Dopo che un concerto rock è stato trasformato in una strage, ci sarebbe bisogno di una figura come John Lennon, un uomo capace di parlare al mondo, di usare un linguaggio universale, di fare della musica un formidabile strumento di pace.
Nel mondo, compreso all’Avana, esistono statue e giardini dedicati a John Lennon: sarà difficile per chi si raduna in questi posti l’otto dicembre, non pensare al Bataclan. E ancora più difficile non pregare per un mondo che somigli a quello cantato da «Imagine».
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