In libreria «Sei perfetta e non lo sai»
Cristina Parodi detta il look

«Sei perfetta e non lo sai», un titolo che la dice lunga, una bella boccata di ottimismo per tutte le donne che, e lo fanno quasi tutte, passano ore davanti allo specchio alla ricerca dell’abbinamento giusto, dell’accessorio originale, di un tocco glamour che risolva il look.

«Sei perfetta e non lo sai», un titolo che la dice lunga, una bella boccata di ottimismo per tutte le donne che, e lo fanno quasi tutte, passano ore davanti allo specchio alla ricerca dell’abbinamento giusto, dell’accessorio originale, di un tocco glamour che risolva il look. Da qui l’idea di Cristina Parodi, bergamasca d’adozione e possibile futura first lady della città, che ha scritto con Rizzoli «un manuale di consigli per le donne, che parla di moda e che spiega come valorizzarsi al meglio, senza spendere una follia, ma scoprendo trucchi e segreti che possono aiutare tutte noi», spiega la giornalista e presentatrice televisiva.

Torna così a parlare di moda, sua grande passione.

«Me ne sono occupata negli anni di Canale 5 e a dire la verità questo libro era nato a quei tempi come proposta per un format tv. Per motivi di budget, e per le nuove avventure professionali che ho intrapreso, ho deciso di trasformarlo in un libro (in uscita oggi; a Bergamo la presentazione è in programma il 13 maggio alle 18 alla libreria Ibs di via XX Settembre): del resto la moda è sempre stato il mio pallino, il mio divertimento».

Perché leggerlo?

«È un volume snello tra consigli, informazioni storiche, ma anche ricordi e profili di donne da cui prendere lezioni di stile. Per volersi un po’ più bene, sapendosi valorizzare con la consapevolezza anche dei nostri limiti».

Ossia?

«Tutte vorremmo essere come Naomi Campbell o Heidi Klum, ma non lo siamo. Siamo tutte diverse, ma bellissime. Anche grazie all’aiuto della moda».

Verrebbe da dire: facile, basta entrare in una boutique griffata e rifarsi il look.

«Troppo facile, ma anche troppo costoso. E non sempre chi ne esce è espressione di stile… Ecco perché il libro parte con un capitolo molto utile: “Dimmi come sei e ti dirò come vestirti”».

Dedica il libro alla sua famiglia. In fatto di stile chi vince in casa?

«La famiglia è la mia gioia, la mia forza e la mia serenità. Questo tra l’altro è il mio primo libro: mi ero cimentata tempo fa in alcuni volumetti sul bon ton, ma questo è un progetto più strutturato, dove parlo della mia grande passione».

Suo marito Giorgio Gori cosa ne pensa?

«Ha imparato con pazienza ad accettare il lato modaiolo che c’è in me, anche se con lui i consigli di stile non servono a molto: si veste sempre nello stesso modo! Il suo look? Pantalone, camicia bianca e mocassino, giacca o pullover a seconda delle occasioni, il tutto possibilmente blu».

Sui manifesti elettorali Gori non guarda l’obiettivo, neppure lei sulla copertina. Vi siete messi d’accordo?

«Entrambi abbiamo scelto un’immagine naturale. Non è una questione di comunicazione, ma di semplice racconto di noi stessi, senza pose».

Il libro è costellato di ricordi professionali, ma anche di momenti familiari: ne esce una sorta di album di famiglia, con tanto di aneddoti personali.

«C’è una foto mia a 16 anni, l’ho fatta quando ancora vivevo ad Alessandria, con un abito in velluto nero e una sciarpa di tulle a pois: direi una mise coraggiosa (ride). E poi ancora la foto di uno dei miei primi tg, in look Max Mara. Sono ritratta anche con i miei figli e con Giorgio; c’è anche la foto del mio matrimonio: se penso alla scelta di quella coroncina di fiori! Ora cambierei look…».

Da Franca Sozzani a Kate Middleton, nel libro cita alcune donne da copiare. Anche lei detta stile?


«Come tutte ho i miei difetti, di cui sono ben consapevole. E proprio per questo cerco nel libro di dare suggerimenti, svelando piccoli trucchi. E poi, dopo essere scivolata sulla “Buccia di banana” di Giusi Ferrè (la rubrica che la giornalista tiene su “Io Donna”, ndr), sono finalmente finita anche nel suo “Tocco di classe”. Nel libro tra l’altro ci sono moltissime mie fotografie, paparazzata in giro per strada: le ho cercate on line, volevo mostrarmi nei miei look reali».

Anche made in Bergamo?

«Tra le pagine cito Fiorella, che vende abiti “vintage” in via San Tomaso, a cui mi affido da anni: grazie a un suo abito, Valentino mi fece grandi complimenti una sera a Parigi».

Dà consigli per il primo appuntamento, il look per il colloquio di lavoro, ma anche per un matrimonio o per stare comodamente a casa. A questo punto ci manca solo il look da first lady…

«Non mi penso mai in quei panni! Credo comunque che puntando su naturalezza e sobrietà non si corra il rischio di sbagliare, anche nelle circostanze più formali. Mai perdere la propria personalità».

E la signora Angela Tentorio come le sembra?

«Non la conosco personalmente, ma mi pare una signora elegante, sobria, con un suo look preciso, non appariscente, coerente con il profilo di suo marito».

Il look conta nella politica?

«Contano i progetti, la voglia di fare, le competenze. Può contare anche l’aspetto, perché racconta uno stile di vita. Ma prima ci sono i valori e le idee».

Non teme che l’uscita del suo libro, in contemporanea con la campagna politica di suo marito, possa dare vita a Bergamo a delle critiche? Del genere: Gori parla di quartieri e opere pubbliche e la moglie si perde in borsette e strass.

«Sarebbero fuori luogo, polemiche pretestuose, di un genere di persone che si attaccano a questo perché non hanno altro da dire. L’uscita del libro rispetta dei tempi editoriali che non c’entrano nulla con la politica e con le elezioni amministrative. Anzi, dirò di più: doveva essere in libreria lo scorso autunno, poi i tempi si sono semplicemente dilatati».

Posso continuare con la provocazione?

«Continui pure».

Lo sa che a Bergamo c’è chi critica il suo stile, le borse griffate, il mondo della televisione. Sarà anche invidia, ma la Chanel fa gola a molte.

«E allora consiglio di leggere il libro: perché lo stile non nasce solo da Chanel, ma dal saper mescolare stili e capi, sapendo scegliere anche nelle catene low cost, nel baule degli anni passati, nel rivisitare pezzi che non si mettono da una vita, facendo anche un salto da Zara e Oviesse. Io lo faccio spesso e molto volentieri. E poi, certo, ho la fortuna di indossare un abito griffato, ma non vedo cosa c’entri con una campagna politica seria e ricca di progetti. Questo libro è invece uno sguardo di costume, una donna che osserva altre donne: io, per strada, lo faccio sempre».

Anche in giro per Bergamo?

«Soprattutto a Bergamo: vivo in una città di grande eleganza, mai urlata, ma anche originale e raffinata».

Nei giorni scorsi indossava la t-shirt con la scritta: «Vota Gori» e la «x» simbolo della campagna del Pd.

«Sono accanto a mio marito in quest’avventura in cui entrambi crediamo molto. Se la vuole mettere sul look, lui è in maniche di camicia e io in t-shirt: come vede in politica non c’è molto spazio per i capi griffati!».

Lei ci metterà il suo tocco stiloso?

«Perché no, anche se il mio ruolo riguarda la sfera familiare. Sul look magari dirò la mia, anche se, come le ho detto, fa molto di testa sua. Spero che mi diano più soddisfazione le mie lettrici bergamasche»

Fabiana Tinaglia

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