Cultura e Spettacoli / Valle Cavallina
Mercoledì 11 Giugno 2014
Il festival «Lo spirito del pianeta»
Chiuduno accerchiata dagli Apache
Oltre due settimane in compagnia dei popoli indigeni del mondo: è il festival «Lo spirito del pianeta», da 14 anni a Chiuduno, sempre a ingresso libero. A rendere appetibile la manifestazione oltre ai 23 gruppi artistici da tutto il mondo.
Oltre due settimane in compagnia dei popoli indigeni del mondo: è il festival «Lo spirito del pianeta», da 14 anni a Chiuduno, sempre a ingresso libero. «Se il tempo ci assiste contiamo di arrivare a 200mila visitatori», commenta Ivano Carcano, l’organizzatore e direttore artistico del Festival. A rendere appetibile «Lo spirito del pianeta», oltre ai 23 gruppi artistici da tutto il mondo, ci sono i 150 espositori di prodotti artigianali e i 7 ristoranti con diverse cucine.
Mercoledì 11 giugno, alle 21,15, canti e danze tradizionali del gruppo Apache, dall’Arizona. Gli Apache sono una popolazione nativa dell’area sud occidentale dell’America Settentrionale; il nome con cui sono soliti designarsi è «Dineh»(il popolo).
Dopo la tradizionale danza del cerchio, il gruppo Apache terrà una conferenza sulla montagna sacra violata. «Siamo stati a gennaio nella riserva dove vivono, vicino Phoenix, in cui si trova questa montagna per loro molto importante, dove partoriscono le donne Apache e si svolgono molte cerimonie tradizionali– racconta Carcano –. Purtroppo questo luogo è a rischio, perché viene sfruttato come miniera di rame. Stasera parleremo di questo specifico problema; il rispetto per la madre Terra e per i popoli indigeni sono i valori base del nostro festival».
Un impegno, quello ambientale, sottolineato dalla scelta di tenere all’interno della zona del Festival tutti i contenitori per la raccolta differenziata, nonché dall’utilizzo per i piatti e le posate usa e getta della ristorazione di materiale riciclabile a base di mais.
Sempre mercoledì, alle 22, si terranno le danze e il seminario del gruppo scozzese Saor Patrol, il cui nome gaelico significa «la pattuglia della libertà». La cornamusa, considerata strumento nazionale, accompagna le note di un gruppo che con la sua grinta e con i suoi tamburi sa far respirare ogni volta l’aria della Scozia.
Giovedì sera, sempre dalle 21,15 (ma anche venerdì ale 21,45) ci saranno i Maori delle isole Cook. Percussioni anche venerdì sera, con canti e danze del gruppo Tamburi del Burundi (riproposte anche sabato alle 21,15). Nel Burundi, i tamburi non sono semplici strumenti musicali, ma oggetti sacri cui rende culto. Più che ad uno spettacolo pittoresco, folklorico, ci si trova ad assistere ad un vero e proprio rituale religioso. Le esibizioni dei suonatori sono ricche di intensità ed energia, quindi le sessioni non durano più di mezzora. Durante gli intermezzi un gruppo di danzatrici del Burundi ballerà danze tipiche.
Sabato si cambia ancora continente, con i Masa-Daiko, gruppo percussionista giapponese. Sotto la direzione dell’artista e multi-percussionista Masakazu Nishimine, Masa Daiko presenta in maniera suggestiva pezzi del ricco repertorio di musica tradizionale giapponese, con flauto e canto.
La chiusura del Festival domenica, giorno in cui il centro aprirà eccezionalmente già a mezzogiorno. Previsti canti e danze tradizionali dei gruppi ospiti, con il gran finale sul palco principale alle 21,15.
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