I Nomadi incidono «Cuorevivo»
Il 19 saranno a Oriocenter

Dopo l'album e il primo passo nell'indipendenza, la vita dei Nomadi continua anche sul palco. «Concerti su concerti, il 19 giugno saremo anche a Bergamo, all'Oriocenter».

La prima volta dei Nomadi, da indipendenti. "Cuorevivo" è un album che allaccia passato e presente; il modo migliore per cominciare una nuova avventura dopo anni e anni di militanza sulla scena della musica italiana. «Il titolo è stato scelto di proposito, perché ci presentiamo col cuore pulsante di fronte all'ennesimo passaggio della carriera – spiega Beppe Carletti –. Siamo vivi e vegeti e abbiamo gran voglia di fare. Quando ti metti in proprio devi sapere cosa vuoi, perché non puoi tornare indietro. A gente come noi la discografia più di tanto non può dare: una major per ovvi motivi non è sensibile a certe esigenze. Sei una pedina nelle mani dei discografici. D'altra parte loro hanno regole a cui attenersi».

Va detto che con la Warner i rapporti sono stati sempre buoni e i Nomadi non hanno mai perso la loro identità, neppure per motivi squisitamente commerciali. «Da indipendenti sappiamo di avere maggiore libertà operativa, anche se in Warner abbiamo fatto quel che volevamo, sin dai primi tempi. Mai un intervento censorio sulle canzoni e sempre grande rispetto».

Nel cuore del nuovo disco ci sono due inediti, "Toccami il cuore" e "Cosa cerchi da te", e otto ripescaggi dal repertorio degli anni Sessanta e Settanta. «Abbiamo scelto le canzoni che secondo noi erano buone e meritavano miglior fortuna in quegli anni. Sono pezzi che per un motivo o per l'altro sono passati in secondo piano. Canzoni come "Non dimenticarti di me", presentata a Sanremo nel 1971. Nessuno se la ricordava. Allora non ci fu gran riscontro di pubblico, ma per i Nomadi quel brano è stato importante; era il nostro primo Festival».

Dopo l'album e il primo passo nell'indipendenza, la vita dei Nomadi continua anche sul palco. «Concerti su concerti, il 19 giugno saremo anche a Bergamo, all'Oriocenter. Se siamo ancora qua, è merito dei dischi, delle canzoni, ma soprattutto dell'incontro vivo con la nostra gente. Siamo degli stacanovisti: il palco è la nostra vita».

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