Grammy Awards, la canzone di Zomba
«Rispetto per i carcerati del Malawi»

Sotto i riflettori della notte dei Grammy Awards a Los Angeles non sono finiti solo i soliti noti, ma anche una band africana, nata nel carcere di Zomba, agli estremi confini di uno dei Paesi più poveri del mondo.

«I have no everything here» degli Zomba Music Project era candidato fra i Best World Music Album. È stato registrato e prodotto da Iann Brennan con la moglie Marilena Delli nell’estate del 2013. Una «favola» che ha colpito i maggiori media, dal «New York Times» alla Cnn.

Nessuno (a dire il vero nemmeno il produttore) ha però raccontato le origini di un percorso che ha radici e protagonisti in terra bergamasca. A raccontarlo è Patrizia Lavaselli, insegnante a Casirate d’Adda, che ben conosce la realtà del Malawi e di quel penitenziario. «Dal 2012 - spiega Patrizia - seguo il carcere di Zomba e il progetto “Happy Island” con cui abbiamo aperto in carcere un laboratorio di sartoria e un asilo per i piccoli di detenute e guardie. Un modo per umanizzare la situazione, aprendo il dialogo. In Malawi opera da trent’anni il monfortano padre Piergiorgio Gamba. Segue le carceri ed ha favorito l’introduzione delle scuole al loro interno».

Patrizia ha visitato più volte le recluse, avviando con disarmante semplicità laboratori con tela e colori di recupero. «Insieme abbiamo disegnato, ballato, cantato, recitato. Si sono ricordate di esistere». La storia di Zomba e dei raggi di speranza arrivati da Bergamo sono raccontati nel video «Oltre i margini» e dalle opere delle recluse che a ottobre sono state esposte all’Accademia Carrara di Bergamo.

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