Cultura e Spettacoli
Lunedì 15 Febbraio 2016
Gli Stadio: fabbricanti di canzoni - video
«Siamo increduli, mai pensato di vincere»
La vita è strana. Quando il bassista degli Stadio Roberto Dovrandi racconta che un anno fa se ne stava tra la vita e la morte su un letto d’ospedale per un ascesso al fegato e che ora si gode la vittoria del Festival di Sanremo con gli altri Stadio, la grande festa per la vittoria di «Un giorno mi dirai» si colora di nuovi significati.
Gli Stadio pescano fra i ricordi cercando di trovare una ragione a questo loro momento straordinario. «Avevamo vinto Nastro d’Argento, il David di Donatello, ma al gradino più alto del Festival non avremmo mai pensato di arrivare. Non abbiamo la progettualità dei vincitori ma solo quello di fabbricanti di canzoni venuti qui per far sentire la loro canzone. Siamo una band vera; quando abbiamo vinto era già il 14 febbraio, la festa degli innamorati. E noi siamo innamorati della musica, legati da una nostalgia positiva che è la sola capace di spingerti verso il futuro; quella che ci ha messo dentro un grande poeta come Roberto Roversi quando ci diede il testo di quella “Chiedi chi erano i Beatles” con cui tentammo pure la carta di Sanremo. Ora tocca a noi tenere alta la bandiera dei grandi gruppi italiani».
«Beh, te l’avevo detto che avresti vinto» ha scritto Vasco Rossi sul telefonino dell’amico Gaetano. Più facile a dirsi che a farsi. «Una volta entrati nella terna ci siamo detti: beh, siamo arrivati terzi. Poi è comparso il nome della coppia Caccamo-Iurato e la reazione è stata: meraviglioso siamo secondi. La vittoria no, è andata oltre ogni immaginazione. E ci ha tolto le parole di bocca».
Partiti con lo sfavore dei pronostici, gli Stadio hanno saputo cambiare passo per spingersi fino alla vittoria. E Bologna, sull’onda emotiva dell’inatteso trionfo, si prepara a far loro una grande festa. «È stata la sera delle cover quella in cui abbiamo ritrovato il nostro suono - ammette Curreri -. Ho sentito una voce interiore, forse quella di Lucio, dirmi che quello era il momento di far vedere quello che valevamo».
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