Gli anni di piombo di Bergamo
La storia nel libro di Matteo Rossi

Una guerra civile a bassa intensità, a partire dagli anni ’70 fino all’inizio degli anni ’80, lasciò dietro di sé una scia di sangue anche a Bergamo.

Il libro «Il terrorismo dimenticato – Bergamo 1975-1985» di Matteo Rossi proietta una luce riflessiva su queli anni, offrendo dei numeri sui giovani in armi, sugli attentati, sui depositi di armi, sui fatti di sangue, sulle molteplici sigle eversive.

Sarà «il processone», svoltosi in Corte di Assise di Bergamo dal 9 dicembre 1981 al 5 agosto 1982 a fare emergere la galassia armata nella modalità tipica delle sentenze: 87 condannati, 45 assolti, messi in libertà 21 su 63.

Perché a Bergamo la provinciale, Bergamo la cattolica, Bergamo la laboriosa, Bergamo la conservatrice il filone di Prima Linea fu egemone? Perché i giovani cattolici di allora affondavano le loro radici non nel marxismosovietico delle Br e del partigianesimo, ma in quel mix di radicalismo evangelico e di marxismo rivoluzionario, che in America latina si era già posto, armi in mano, alla testa della «collera dei poveri», di cui parlò Paolo VI nella Populorum Progressio del 26 marzo 1967. E che da noi si opponeva al cattolicesimo ufficiale, prono all’uso politico democristiano...

Molto è cambiato da allora: la Sim serve solo per il cellulare, l’unità politica dei cattolici è finita, il ‘900 ideologico è tramontato. La domanda giovanile di liberazione umana cerca oggi nuove strade.

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