Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Lunedì 06 Luglio 2020
«Fondi alle paritarie, passo avanti
Riconosciuto il servizio pubblico»
Plauso all’azione bipartisan che porterà agli istituti 300 milioni di euro
«Ora interventi strutturali». E le famiglie chiedono un sostegno anti-crisi sul lungo periodo.
Un emendamento bipartisan che raddoppia i fondi riservati alle scuole paritarie previsti nel Decreto Rilancio, facendo arrivare la cifra riservata agli istituti paritari a 300 milioni di euro. Un segnale importante di attenzione verso le scuole, un punto di partenza su cui continuare a lavorare. «Tutte le forze politiche – dice Elena Carnevali, deputata del Pd – hanno presentato emendamenti a sostegno di questo provvedimento. Il rischio di non dare continuità educativa e formativa a questo comparto, che si trova in seria difficoltà, significava mortificare l’intero sistema scolastico in quanto tale e anche le famiglie. Con questo emendamento il fondo alle paritarie arriva a raggiungere i 180 milioni per le scuole dell’infanzia e 120 per le primarie e le secondarie. Ora ci aspetta la sfida più difficile, quella della riapertura a settembre: famiglie, alunni e bambini hanno già pagato un prezzo molto alto».
La ripartizione delle risorse verrà effettuata tra gli Uffici regionali scolastici, in modo proporzionale rispetto al numero degli alunni; saranno gli stessi uffici a ripartire la cifra assegnata ai singoli istituti, sempre proporzionalmente al numero di iscritti. «Le risorse necessarie per risolvere completamente i problemi delle paritarie sarebbero di più – aggiunge Alessandra Gallone, senatrice di Forza Italia –, ma questo è un passo importante, ottenuto anche grazie alla pervicacia con cui si è portata avanti la questione. A partire dall’impegno che proprio Forza Italia ha messo in questo tema. Quasi tutte le componenti partitiche hanno riconosciuto la necessità di sostenere le paritarie, rimane il reflusso ideologico dei 5 Stelle sulla questione. Statale e paritaria svolgono un servizio pubblico entrambe e in questo momento c’è bisogno di una fortissima alleanza. Questa per noi è una grande vittoria, più che per le risorse per il fatto che sia stato un emendamento bipartisan». Ora, secondo Gallone, si dovrebbe lavorare per «rendere strutturali le riforme. Come? Defiscalizzando le rette e introducendo il costo standard per allievo: dotando cioè le famiglie di un portafoglio con una somma che deriva dal costo medio che lo Stato paga per uno studente della scuola statale (8.500 euro) e quello che paga per un allievo della scuola paritaria (500 euro). In questo modo alle famiglie si darebbe libertà di scelta educativa, si potrebbero mettere le scuole in competizione virtuosa innalzando la qualità del servizio complessivo». La notizia è stata accolta positivamente da tutti coloro che fanno parte del mondo della scuola paritaria: «Sono davvero contenta – dice Daniela Noris, direttrice dell’Ufficio per la pastorale scolastica della Diocesi di Bergamo – perché significa che il lavoro che le scuole stanno facendo per i ragazzi e le famiglie inizia a essere riconosciuto. Lentamente, a fatica, ma questo è un percorso in progressione». Un emendamento che è un punto di partenza, anche secondo il presidente di Adasm Bergamo, Giovanbattista Sertori: «Siamo felici perché questa volta al centro del dibattito parlamentare c’è stata la scuola, con il riconoscimento che la scuola è composta da quella statale e da quella paritaria. Nel dettaglio è stata riconosciuta anche la specificità del comparto 0–6, riconoscendo proprio che senza le paritarie il sistema statale non potrebbe far fronte a tutte le esigenze dell’utenza di questa fascia d’età. Vorremmo che questi riconoscimenti fossero un punto di partenza e che l’investimento nato alla luce della situazione Covid possa diventare un riconoscimento strutturale». Felici anche le famiglie. «I fondi per le scuole paritarie – dice Silvio Petteni, presidente di Agesc Lombardia – erano necessari. Ma bisogna pensare anche alle famiglie, che sono sicuramente in difficoltà. Senza un sostegno ai genitori c’è il rischio, sul lungo periodo, di assistere a una nuova crisi della scuola paritaria».
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