Festival pianistico, che stecca...
Il ministero taglia il 30% di fondi

«Tre volti del classicismo: Mozart, Haydn, Clementi». Il 53° Festival pianistico internazionale, come annunciato, sarà un «grande ritorno».

Si recuperano le radici del «classico» per antonomasia: Mozart e Haydn, con il «figlio minore» Muzio Clementi che – a parte le fortune invidiabili nella sua vita – è stato sminuito e ignorato dai posteri. Il direttore artistico Pier Carlo Orizio non usa giri di parole: «Clementi per i pianisti significa le Sonatine ai primi passi dello studio e più avanti le fatiche tecniche degli Studi, quel Gradus ad Parnassum, abbastanza indigesto a molti giovani». Eppure proprio partendo da Clementi si vuol lanciare una profonda recisione culturale, che è anche la sfida più importante: rovesciare l’«oggettivismo» con cui il Classicismo viennese è stato cristallizzato almeno tra gli anni ’60, ’70 e ’80. Quello che, sulla scia di Stravinskij, portò Sviatoslav Richter a suonare «alla lettera», non una virgola di più delle note e delle indicazioni segnate dallo spartito. Oggi, invece, le ricerche e l’evoluzione delle prassi – da Harnoncourt a seguire – ci hanno svelato che la creatività (espressiva e interpretativa, con accelerandi e cambi di dinamiche), l’improvvisazione, arricchimenti estemporanei, erano costanti quotidiane di Mozart e Beethoven.

Annunciando che questa è la seconda tappa di una trilogia – «l’anno prossimo ci sarà Beethoven, ma assai diverso e sorprendente» preannuncia Orizio – il presidente Andrea Gibellini e il direttore artistico alzano alti lamenti. Solo il 7 agosto scorso, come fulmine a ciel sereno, il Fus (Fondo unico dello spettacolo, gestito dal Mibac, ministero dei Beni artistici e culturali) ha operato un taglio netto del 30 per cento dei contributi al Festival: da 400 mila a 280 mila euro, sulla stagione 2015 già finita, quindi a bilancio chiuso, senza possibilità di aggiustamenti e quindi particolarmente pesanti per la quadratura dei conti. «Siamo al limite per una tenuta della qualità, senza che lo avverta chiaramente pubblico», dicono in coro Orizio e Gibellini. Quest’anno abbiamo contenuto il budget del 20 per cento, ma oltre quanto abbiamo dovuto fare significa incidere sulla qualità delle scelte. Grazie in particolare alle sensibilità di enti locali – i due sindaci di Bergamo e Brescia hanno scritto una lettera di sollecito al Mibac per ora senza risposta –, istituzioni e sponsor che hanno capito.

Quest’anno il «classico» equilibrio tra vecchie grandi glorie del gotha internazionale e nuovi talenti della scena globale sembra miscelato ad hoc ancor più del solito. Si parte con il ritorno, assai gradito, della Swedish Radio Symphony Orchestra con Daniel Harding, il 25 aprile, che assieme alla sofisticata specialista Maria João Pires affronterà il Mozart del Concerto k. 488, assieme alla Seconda Sinfonia di Brahms. La Filarmonica del Festival segue a ruota con l’aureo «duo bresciano» Umberto Benedetti Michelangeli al podio e Federico Colli alla tastiera, che scelgono un esemplare «trifoglio viennese» tra Eroica di Beethoven, l’apollineo Concerto k. 488 di Mozart e la Sinfonia 95 di Haydn.

Ancora la Filarmonica, il 3 maggio, con Pier Carlo Orizio e il giovane fascinoso francese David Fray, «Newcomer of the Year 2008» per Bbc Magazine col più «romantico del concerti mozartiani, il k. 491. Ritorna la «migliore orchestra da camera del mondo» (Bbc Two Television), la Chamber Orchestra of Europe (il 7 maggio) diretta dal virtuoso russo Vladimir Jurowski, tra Prokofiev, il secondo Concerto per violino (solista la moldava Patricia Kopatchinskaja) e la «Praga» di Mozart. Pure Alexander Lonquich ritorna (ha superato le venti presenze al Festival dal 1979) come direttore e solista con l’orchestra Pomeriggi Musicali, tra il Concerto k. 482 e l’Italiana di Mendelssohn. Al quindicesimo concerto consecutivo è Grigory Sokolov, una garanzia, il 25 maggio, mentre i volti nuovi sono diversi, molti giovani e intriganti. Torna a Bergamo Beatrice Rana, ormai conosciuta (tra Bach, Clementi, Chopin e Ravel), nuovo è il discusso «non vincitore» dello Chopin 2010 Evgeni Bozhanov (19 maggio) con un tutto Chopin da non perdere e, infine, il talento più in vista oggi, il russo Dmitry Masleev (4 giugno), ultimo vincitore al premio Ciaikovski di Mosca, che suonerà con la Filarmonica di Zagabria proprio il Primo concerto di Ciaikovski.

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