Festival all’insegna di grandi nomi
L’apertura è per Parker-Smith

C’è Giorgio Gori per il XXII Festival organistico internazionale Città di Bergamo. Il sindaco ha salutato a Palazzo Frizzoni la manifestazione diretta da Fabio Galessi, pionieristica iniziativa di Vecchia Bergamo.

Non solo una testimonianza per la proposta culturale, ha detto il sindaco, ma l’attestazione di due importanti valori incarnati dal Festival: primo, la partecipazione corale di Comune, Provincia, Regione Lombardia, ma anche di istituzioni come Mia, Sacbo e fondazioni bancarie.

«Questo festival ci dice che nella cultura musicale c’è una carta per giocare Bergamo come città nel mondo», proprio come il Meeting Organistico della scorsa estate: duecento organisti portati nella nostra terra a conoscerne peculiarità e unicità non solo musicali. In secondo luogo Gori ha elogiato «l’intreccio con altre istituzioni culturali, da BergamoScienza al Festival Donizetti, al Festival pianistico internazionale. A Bergamo una difficoltà della cultura è proprio far rete, condividere e intrecciare le conoscenze».

Fare rete e inserire Bergamo nel grande circuito internazionale, hanno detto il presidente di Vecchia Bergamo, Maurizio Maggioni, e Fabio Galessi, sono stati i motivi per cui 22 anni fa è nato il Festival. Il sostegno di Sacbo, qualche anno fa, è stato finalizzato alla versione anche in inglese del materiale illustrativo, per una divulgazione internazionale più forte.

Quest’anno, come di consueto, i cinque concerti del Festival sono all’insegna di grandi nomi, con varietà di «appeal» e intrecci tematici. Proposte per tanti gusti diversi, variegate come può offrire una macchina di musica come l’organo. Budget circa 30 mila euro, di cui 4 mila da parte del Comune.

L’inglese Jane Parker-Smith, venerdì in Cattedrale (alle 21, ingresso libero), stranamente poco nota in Italia, propone un excursus nel ’900 europeo con autori mai eseguiti a Bergamo. Altra eminenza internazionale è il francese François-Henri Houbart, il 10 ottobre in Santa Maria Maggiore, con una nuova veste dell’improvvisare: un’estemporanea ispirata a uno scritto di Papa Giovanni, già nunzio apostolico in Francia e assai popolare oltralpe.

Un giovane talento, dirompente, si annuncia il tedesco Martin Sturm (classe 1992) venerdì 17 nella chiesa delle Grazie, con le sue «Otto visioni su Bach» tra improvvisazioni e letteratura diversa ispirata al sommo Kantor di Lipsia.

Eclettismo improvvisativo, storicamente definito, è al centro del concerto dell’olandese Sietze de Vries, il 24 ottobre in Pignolo. L’ultima serata, il 31 ottobre, sarà nel segno del Seicento, alla Madonna del Giglio, con il duo italiano Mirko Guadagnini (tenore) e Maurizio Croci. Monteverdi e Frescobaldi in programma, tra cui manoscritti di recente scoperta.

A latere ci saranno il concerto per il Festival Donizettiano, il 9 novembre in Santo Spirito, dedicato a Pietro Antonio Locatelli, e un appuntamento per Expo 2015 col Festival pianistico al Teatro Donizetti, l’11 giugno con l’americano Cameron Carpenter, spettacolo garantito.

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