Fabio Fazio: «Io buonista? Basta!
Questa cosa mi ha rotto le p....»

Ha fatto discutere una sottolineatura del conduttore di Sanremo: «Non sono più disponibile a sentire la parola “buonista”. Mi ha rotto le palle». «Bisogna smetterla di interpretare l’educazione o la civiltà come buonismo».

All’indomani della seconda serata del Festival di Sanremo, che ha registrato un netto calo di ascolti, Fabio Fazio sottolinea il peso della concorrenza della partita di Champions League su Canale 5, rivendica le scelte fatte («Ne sono orgoglioso») e sottolinea: «Immodestamente non credo di giocarmi la carriera su qualche punto di share della seconda serata di Sanremo».

«Ieri - sottolinea il conduttore - avevo pronosticato che avremmo fatto 6-7 punti in meno, ne abbiamo persi 12, ma avevo dato la partita al 14-15%. La curva di ascolto però è molto netta e rassicurante: appena finisce la partita, il festival torna sopra il 45%. È un dato matematico».

Fazio rivendica «il rischio di presentarsi qui, per il secondo anno, con la stessa coppia, meno sorprendente», ma soprattutto «le scelte fatte di cui sono molto orgoglioso: le canzoni in gara sono contemporanee, non abbiamo ceduto a cast popolare, di persone straconosciute, e il pop lo abbiamo messo in questo racconto frammentario sui 60 anni della televisione. È chiaro che c’è un effetto nostalgia, parola alla quale voglio molto bene».

«In queste due serate - dice ancora il conduttore - sono accadute cose di cui sono e sarò orgoglioso: immodestamente non credo di giocarmi la carriera sui punti di share della seconda serata del festival».

La seconda serata ha raccolto nella prima parte 8 milioni 926 mila spettatori con il 33.52% e nella seconda 3 milioni 784 mila con il 37.59%. La media ponderata è stata pari a 7 milioni 711 mila spettatori con il 33.95%, quasi nove punti e 3,6 milioni in meno rispetto al 2013.

Nel 2013 la seconda serata del festival, sempre condotto da Fabio Fazio, aveva fatto segnare nella prima parte 12 milioni 477 mila spettatori con il 42.21% e 6 milioni 606 mila con il 49.03% nella seconda. La media ponderata era stata di 11 milioni 330 mila con il 42.89%

Ma oggi ha fatto discutere anche un’altra sottolineatura del conduttore di Sanremo: «Non sono più disponibile a sentire la parola “buonista”. Mi ha rotto le palle». È la secca risposta di Fabio Fazio a una domanda in conferenza stampa. «Bisogna smetterla di interpretare l’educazione o la civiltà come buonismo. Viviamo in un Paese costruito sulla rabbia».

Che ha aggiunto: «La conduzione del prossimo anno? Non lo so, fatemi finire questo festival, poi vediamo. Ci penserò». E’ quanto ha risposto Fabio Fazio, rispondendo a chi chiedeva se fosse pronto a un Fazio-ter a Sanremo.

Sciaccà: gravi errori di estetica televisiva - «Gravi errori di estetica tv»: il giudizio del «professore emerito» Agostino Saccà sul Sanremo 2014 è senza appello. L’ex direttore generale ed ex direttore di Raiuno ha qualche titolo per parlare: sono suoi i Sanremo si maggiore successo, nel ’98 poi nel ’99 (proprio con Fazio) e il 56% di share poi nel 2000 (ancora Fazio) col 55%. Altri tempi, però. E una tv senza la concorrenza del digitale e del satellite. «Non è così - puntualizza Saccà -: l’anno dopo, 2001, io non c’ero e la Carrà fece il 48% di media. Tornai nel 2002 e con Pippo Baudo feci il 54%; lo stesso Pippo l’anno dopo senza di me fece il 48%. Non lo dico per sembrare il migliore ma per spiegare che digitale e satellite c’entrano poco se, come è vero, questi sono i risultati migliori in assoluto, anche rispetto agli anni precedenti. E Bonolis più di recente (e qui non c’entro), con satellite e digitale ha fatto share di nuovo molto alti e aveva pure i Cesaroni contro. Che significano questi dati? Che la tv generalista con l’evento, sia Sanremo o Fiorello o Montalbano, può illuminare il palinsesto a prescindere dalla concorrenza».

Se questo è vero, deve esserci qualcosa che ha impedito al Sanremo 2014 di essere evento. «Certo - dice Saccà, oggi produttore con la sua Pepito, di cui dal 7 aprile andranno in onda proprio su Raiuno cinque commedie -, almeno un paio di questioni. Intanto Fazio, che io portai per la prima volta in prima serata su Raidue, è bravissimo e conosce la struttura del racconto tv ma qui ha commesso un piccolo errore: le due canzoni per cantante sono sono come un’extrasistole della drammaturgia, un passo falso: tutta la suspence si basa sulla sfida contro gli altri quindi non si può interrompere questa tensione facendo sfidare ad ogni cantante se stesso. Ma ben più grave è quello che è stato fatto dal punto di vista estetico: la tv è visione, gioia dell’occhio e qui abbiamo una scenografia che sembra un carcere, una regia lenta (ieri 40 secondi su un primo piano di Baglioni: un’eternità), ingabbiata, che non riesce a stare addosso all’orchestra (elemento fondamentale di Sanremo) e che, con un carrello orizzontale separa palco e platea, altro elemento determinante dell’evento. Una scena così non solo non è funzionale al racconto ma lo penalizza». Insomma, una bocciatura integrale per il Festival? «Il Festival come evento - risponde Saccà - non morirà mai. La tv satellitare e digitale, fazionata, è fruizione solipsistica; solo la grande tv generalista è quella che il giorno dopo ti fa parlare di sè al bar o in ufficio. Ma se mi annoio e non riesco neanche a distinguere le canzoni di cosa discuto il giorno dopo? La vitalità della tv generalista è dimostrata dai risultati del Tg1, dalle grandi fiction, da don matteo che fa più share di quando c’ero io: ma non si può dare allo pettatore di Raiuno un Sanremo con i colori di Mtv e la lentezza di una regia d’altri tempi».

I soldi degli sponsor - La Rai non è tenuta a restituire i soldi agli sponsor a causa del calo di ascolti del festival, in particolare se i risultati dovessero scendere sotto il 35%: lo ha spiegato il direttore di Rai1 Giancarlo Leone, rispondendo alle domande dei cronisti in conferenza stampa.

«Se la Rai deve restituire i soldi nel caso in cui gli ascolti scendano sotto il 35%? No», ha spiegato Leone. «La tecnica di vendita degli spazi del festival non è quella classica, il computo viene fatto giorno per giorno, su dati puntuali, e non sono previsti sconti. Al saldo finale si vedrà quali saranno le politiche commerciali da adottare successivamente. Succede sempre ogni anno. E comunque non vedo particolari contraccolpi, perché i dati sono comunque buoni». «Scaramantico», Fabio Fazio ha aggiunto: «Il computo lo farei alla fine». Il direttore di Rai1 ha anche spiegato che «la pubblicità non è aumentata, i blocchi sono gli stessi da qualche anno». E Fazio: «Bisogna scegliere se si vuole fare il festival a costo zero, guadagnare oppure no. Se la Rai toglie la pubblicità e riesce a guadagnare 30 milioni di euro sono felice, ma bisogna scegliere».

© RIPRODUZIONE RISERVATA