Estate ad Astino per pensare il futuro
Torna il Festival «Fare la pace»

Il festival dal 10 al 12 luglio nel monastero medievale. «Quel che resta del bene», il tema. Corrado Benigni nuovo presidente. Anteprima a giugno con 4 incontri online.

Bergamo Festival Fare la pace non rinuncia all’edizione 2020 e si ripropone in una veste rinnovata dal 10 al 12 luglio: per la prima volta abiterà i suggestivi spazi del Complesso monumentale di Astino e sarà dunque un festival estivo e all’aperto. Con la sua rapida riprogrammazione rispetto al consueto cartellone del mese di maggio, il festival diventa segnale di ripresa e rinascita per la città e come ogni anno propone una riflessione ispirata alle questioni più attuali e urgenti del dibattito civile.

Il tema di Fare la pace 2020 sarà infatti «Quel che resta del bene. Ridisegnare insieme il nostro futuro», un’occasione per riflettere sui cambiamenti culturali e sociali, economici e politici anche alla luce della crisi provocata dalla pandemia che ha travolto il mondo.

«L’attuale emergenza sanitaria ci ha imposto di sospendere il consueto appuntamento di maggio», dice Corrado Benigni, neoeletto presidente del festival. Tuttavia credo sia importante dare un segnale di ripartenza e anche di rinascita, proprio nella nostra città che è stata il cuore della pandemia. La cultura, che tocca i cuori e le menti delle persone, mi pare un’ottima opportunità per tornare a socializzare, a incontrarsi, ma soprattutto per cercare di elaborare quanto è accaduto in questi mesi, che hanno profondamente cambiato il nostro modo di vivere e forse anche il nostro modo di intendere la vita. Il festival sarà ancora una volta l’occasione per riflettere sulle grandi questioni del nostro tempo offrendo un momento di riflessione anche intorno alla tragedia che abbiamo vissuto».

La crisi provocata dal virus può essere trasformata in opportunità di cambiamento e ricostruzione? È questo l’interrogativo cardine della nuova edizione, che cercherà di interrogarsi anche su cosa stia già cambiando nelle nostre vite dopo lo sconvolgimento epocale e globale del coronavirus. E lo farà attraverso le parole di politici, filosofi, scrittori, scienziati, economisti (che verranno annunciati prossimamente) in un calendario di eventi gratuiti e a numero chiuso (previa iscrizione on line sul sito bergamofestival.it.), per la totale sicurezza di tutti i partecipanti, compatibilmente con l’andamento del contagio e in ottemperanza alle disposizioni delle autorità. «A nome della nostra Diocesi, il Festival “Fare la pace” ha voluto essere in questi anni un piccolo ma qualificato segno a servizio di tutti coloro che, nella loro personale ricerca, invocano un aiuto per comprendere il tempo presente e le non facili dinamiche che lo abitano» dice don Fabrizio Rigamonti, direttore dell’Ufficio per la Pastorale della cultura della Diocesi.

«L’uomo si interroga a proposito del senso di tutte le cose che gli accadono e che sono attorno a lui. La grande prova che il mondo intero – e, in modo del tutto particolare, la nostra terra – ha conosciuto in questi mesi, lascia sul campo dolore e inquietudine ma anche molte domande che affollano la nostra mente e i nostri cuori. Ancora una volta, per questa ricerca di senso non si tratta di un’operazione intellettuale: gli uomini e le donne il senso di tutte le cose sempre lo rintracciano a partire dai significati che essi stessi danno alle esperienze quotidiane della vita».

Con il Festival 2020 si insedia il nuovo Consiglio direttivo dell’associazione: il nuovo presidente è appunto Corrado Benigni, avvocato, già membro del consiglio d’amministrazione della Fondazione Accademia Carrara e della Fondazione Adriano Bernareggi, oltre che consigliere della Fondazione Mia, di cui presiede la Commissione cultura. «Ringrazio il vescovo, mons. Francesco Beschi di avere proposto la mia persona alla guida di una delle realtà culturali di punta del nostro territorio, con un respiro internazionale» commenta Benigni. «Il festival è pronto a dare il proprio contributo al progetto di Bergamo e Brescia Capitale della Cultura 2023. La sfida per la città del futuro passa anche attraverso una società unita nella consapevolezza della centralità della cultura».

Benigni sarà affiancato da Enrico Brignoli (vicepresidente) e da Fabio Sannino (consigliere) rispettivamente nominati da Centro Congressi Giovanni XXIII e da Promoberg, quali soci fondatori insieme a Gruppo Sesaab del Bergamo Festival. Confermati Roberta Caldara nel ruolo di direttore operativo e don Giuliano Zanchi come presidente del Comitato scientifico formato da Oliviero Bergamini, Francesca Ghirardelli, Paolo Magri, Nando Pagnoncelli, don Cristiano Re, Gigi Riva e dai giornalisti de «L’Eco di Bergamo» Marco Dell’Oro, Elena Catalfamo e Giulio Brotti.

In attesa della manifestazione di luglio, il Bergamo Festival Fare la pace inaugura a giugno un’anteprima in versione digitale dal titolo «Quel che resta del bene. Preview». Un ciclo di quattro incontri, in programma ogni giovedì del mese alle 21, che verrà trasmesso in diretta streaming sui canali Facebook, YouTube e sul sito bergamofestival.it.

Si parte il 4 giugno con il presidente di Ipsos Nando Pagnoncelli intervistato da Riccardo Nisoli, direttore dell’edizione di Bergamo del «Corriere della Sera», sul tema: «L’Italia del covid e la voglia di ripresa degli italiani. Governare la paura per uscire dalla crisi».

Nel secondo appuntamento dell’11 giugno si parlerà de «I giorni della cura. La conoscenza di sé, sollecitudine verso l’altro», in un confronto a due voci tra don Giuliano Zanchi, presidente del Comitato scientifico del festival e Luigina Mortari, docente di Epistemologia della ricerca qualitativa e direttore del Dipartimento di Scienze umane dell’Università degli Studi di Verona (incontro moderato dal caporedattore de «L’Eco di Bergamo» Andrea Valesini).

Per la terza diretta streaming del 18 giugno sarà invece lo scrittore e giornalista bergamasco de «L’Espresso» Gigi Riva ad affrontare l’argomento «Che mondo sarà. Scenari per il dopo virus», con Paolo Magri, vicepresidente esecutivo e direttore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi).

Infine, l’ultimo appuntamento del ciclo è in programma il 24 giugno, ospite Isabel Rueda, spagnola e coordinatrice di Rowing Together a Lesbo, intervistata da Francesca Ghirardelli. Tema della serata sarà «Quel che resta a queste donne è il loro corpo», che metterà al centro della discussione l’umanità e la determinazione della coordinatrice del servizio ginecologico del campo rifugiati di Moria a Lesbo, tra lotta al coronavirus e condizioni di vita impossibili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA