Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Venerdì 12 Settembre 2014
Donadoni: la direzione del Donizetti?
«Basta uomini soli al comando»
Per la prima volta nella sua storia recente, si è aperto un dibattito pubblico intorno alla scelta del prossimo direttore della prosa del Teatro Donizetti. La disponibilità e le idee manifestate da alcuni autorevoli esponenti della scena italiana costituiscono un’occasione di riflessione per tutti.
Per la prima volta nella sua storia recente, si è aperto un dibattito pubblico intorno alla scelta del prossimo direttore della prosa del Teatro Donizetti. La disponibilità e le idee manifestate da alcuni autorevoli esponenti della scena italiana – come Umberto Orsini, Paolo Bonacelli e lo stesso attore bergamasco Maurizio Donadoni – costituiscono un’occasione di riflessione per tutti.
Donadoni commenta volentieri l’inedito fervore intorno alla direzione della prosa del Donizetti: «Non mi stupisce. Bergamo è una “piazza” importante. Il punto focale sta in un’osservazione di Bonacelli, a quanto leggo: a Bergamo si ha la sensazione che il teatro sia inserito nella vita sociale e culturale della città, che non sia un evento estraneo al normale svolgimento delle attività. Questo fa la differenza».
Non solo: «Il Donizetti è un teatro ben amministrato, serio nei contratti, puntuale nei pagamenti, con una buona programmazione. Nel tempo ha formato un pubblico appassionato, numeroso e affezionato. E intorno c’è un retroterra composto da compagnie molto attive sul territorio, che contribuiscono a un ricambio e ad aggiornare il pubblico».
Donadoni sfiora la questione della direzione: «Tutti sono criticabili, per carità. Ma, se penso a Benvenuto Cuminetti, che è stato il primo artefice di tutto questo, ai progetti di Maria Grazia Panigada nella scorsa legislatura o allo stesso operato di Luigi Ceccarelli in questi anni, trovo molti spunti interessanti». Ma il cuore del ragionamento è un altro: «Gli obiettivi, e soprattutto il metodo». Una precisazione, e poi l’attore è un fiume in piena: «Sia chiara una cosa: la mia non è un’autocandidatura. Mi basta quello che sono e faccio. Ma amo la mia città. E mi piacerebbe che ci fosse una presa di coscienza collettiva sul valore del Donizetti, fatte salve le prerogative e le responsabilità di chi è preposto all’amministrazione».
Per l’attore bergamasco «Non è più tempo di uomini soli al comando. Ognuno porti il proprio contributo di idee».
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