Ditonellapiaga: «Sono fluida ed eclettica»

L’intervista. Il suo tour fa tappa anche a Bergamo, sabato all’Nxt Station di piazzale Alpini (inizio alle 20.30 a ingresso gratuito su prenotazione). L’occasione è buona per verificare lo stato artistico di una debuttante di lusso che in pochi mesi ha fatto molto parlar di sé.

Gli stili della contemporaneità accompagnano Margherita Carducci, Ditonellapiaga del pop. Lei è stata all’ultimo Festival di Sanremo con Donatella Rettore. Ha condiviso con lei «Chimica» e glamour, ha licenziato «Camouflage» e ha vinto la Targa Tenco (miglior album d’esordio). Nel giro di pochi mesi la ragazza ha fatto faville. Anche il tour ha funzionato. Fa tappa anche a Bergamo, sabato all’Nxt Station di piazzale Alpini (inizio alle 20.30; ingresso gratuito su prenotazione) e l’occasione è buona per verificare lo stato artistico di una «debuttante» di lusso che ha fatto molto parlar di sé.

«Chimica» è un pezzo ironico, appena provocatorio, carico di energia. È incastonato in un album che è specchio di questa nostra epoca musicale. Colpisce per la frammentazione dei linguaggi, delle immagini evocate, delle piccole narrazioni rubate al quotidiano. È un album chimico, notturno, a tratti aperto alla luce; ha un ritmo sintetico che la melodia stempera puntualmente. «Questo periodo me lo sto passando bene» spiega la cantautrice. «E tutto bello e faticoso, ovviamente. Mi è cambiata la vita in pochissimo tempo e ho dovuto rimodulare tante cose, in senso positivo. Non percepire più la vita come una cosa sedentaria a cui bisogna abituarsi. In generale questo è un anno pieno di soddisfazioni e io che sono solare e al tempo paranoica già mi comincio a chiedere cosa farò poi, cosa succederà. Riuscirò a ottenere gli stessi risultati? Però sono contenta di quello che è stato e non vedo l’ora di rimettermi a creare cose nuove».

«Camouflage» racconta la musica di oggi attraverso linguaggi presi e restituiti. Com’è venuto fuori questo lavoro pieno di cose diverse?

«Il fatto che sia pieno di elementi è un dato forte e al tempo debole. Il titolo lascia apparire che l’ecletticità è un punto chiave del disco, al di là della mia voce, della scrittura. Sperimentare mi ha aiutato a capire che non ho intenzione di fossilizzarmi su un genere. La fluidità stilistica credo sia una caratteristica di questi tempi. Quando mi chiedono che genere faccio, non so rispondere. Poi dico “fluid pop” che vuol dire tutto e niente, ma funziona. D’altra parte l’eclettismo è un’esigenza che ho».

Diverrà la sua cifra stilistica?

«Penso di sì, anche se non è detto che in futuro non mi conceda qualche piccolo episodio concentrato su una particolare sonorità. Credo che il domani musicale sia per forza contaminato. Una cosa che vorrò fare, e ora non mi posso permettere, è viaggiare, andare a cercare altri ritmi, altri suoni. Mi piacciono le ritmiche latine, e anche la lingua spagnola. La trovo molto musicale. In futuro mi piacerebbe fare un viaggio alla ricerca di stimoli musicali nuovi».

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