Dentro la «follia» dei manicomi
Teatro, con «Muri» si chiude la stagione

Dal 19 al 21 aprile conclusione Stagione di Prosa al Teatro Sociale
della Fondazione Teatro Donizetti con «Muri, prima e dopo Basaglia», un monologo interpretato da Giulia Lazzarini.

Muri è un intenso monologo affidato alla bravura dell’attrice Giulia Lazzarini che getta uno sguardo all’interno dei manicomi prima e dopo la legge fortemente voluta quarant’anni fa da Franco Basaglia. Autore del testo e regista dello spettacolo è Renato Sarti, attore, drammaturgo e regista che ebbe modo di conoscere da vicino lo stesso Franco Basaglia e il suo lavoro. Scene di Carlo Sala. Musiche Carlo Boccadoro. Disegno luci Claudio De Pace. Produzione Teatro della Cooperativa in coproduzione con Mittelfest, con il sostegno di Regione Lombardia - progetto Next e della Provincia di Trieste. Durata 1 ora senza intervallo. Biglietti da 25 a 31 Euro, ridotti da 20 a 24 Euro.

Venerdì 20 aprile (ore 18), alla Sala Conferenze di Casa Suardi (Piazza Vecchia), è previsto un incontro attorno a Muri, al quale interverranno l’attrice Giulia Lazzarini ed esponenti del Tavolo di Salute Mentale di Bergamo. Finalista Premio Riccione per il Teatro 2009, Premio Anima 2012 e Premio Le Maschere del Teatro Italiano assegnato nel 2015 a Giulia Lazzarini come miglior interprete di monologo, Muri ruota attorno al racconto di Mariuccia, infermiera che nel 1968 inizia a lavorare presso l’Ospedale Psichiatrico di Trieste. In questa struttura Mariuccia conosce e vede con i propri occhi la realtà e la crudeltà a cui venivano sottoposti i pazienti prima della Legge 180. Camicie di forza, sporcizia, docce fredde, a volte letali, lobotomia, psicofarmaci ed elettroshock erano la quotidianità. Gli occhi di Mariuccia osservano insofferenti la mancanza di umanità nei confronti del più deboli. I muri che li circondano, però, sono destinati a cedere, a crollare inesorabilmente per rivelare il rispetto tra curanti e pazienti, instaurando un dialogo che trova complicità nella comprensione delle nuove rivendicazioni sociali. Il mondo cambia, così come la stessa Mariuccia.

Racconta Renato Sarti: «Trieste, 1972. Avevo cominciato da poco a fare l’attore in un piccolo gruppo teatrale quando la direzione dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale ci concesse l’uso del teatrino situato nel comprensorio manicomiale. La condizione era che alle prove e agli spettacoli potessero avere libero accesso gli utenti. Tra questi c’era Brunetta, una ragazza lobotomizzata, che aveva marchiata sul volto tutta la violenza di cui le istituzioni sono capaci: pochi denti, occhi infossati, cicatrici sulla testa. Insieme a una parte del cervello le avevano tolto anche la capacità di camminare diritta e l’uso della parola. Ciondolava in avanti, tenendo le braccia a penzoloni, e si esprimeva a mugugni. Spesso si sedeva con noi alla ricerca di una sola cosa: l’affetto, che per anni le era stato negato, e ricambiava ogni nostra attenzione aprendosi in un sorriso che, nonostante fosse sdentato, era meraviglioso. Nel ’74 mi sono trasferito a Milano. Brunetta non c’è più da parecchi anni, ma i suoi sguardi e la sua storia fanno indelebilmente parte della mia».

Continua l’autore di Muri: «Camicie di forza, sporcizia, ricorso massiccio (a volte letale) a docce fredde, psicofarmaci, pestaggi, elettroshock, lobotomia. Questo era il manicomio prima dell’arrivo di Franco Basaglia: una sorta di lager in cui veniva perpetrata ogni tipo di coercizione. Con il suo intervento, il dialogo e il rispetto presero il posto della violenza, rendendo labilissima la precaria distinzione tra la “normalità” del personale preposto alla cura e la “follia” dei ricoverati; fra curanti e pazienti scattava una complicità all’insegna della comprensione e della condivisione della umana sofferenza».

Muri è stato scritto in base alle testimonianze di alcune infermiere, e su tutte quella di Mariuccia Giacomini: «Mariuccia riflette sulla sua esperienza trentennale di infermiera e lo fa con una nostalgia particolare, quela del poeta, quela che te sa tropo ben che non pol tornar, ma soprattutto con la lucidità di chi si rende conto che la straordinaria spinta di mutamento di quegli anni col tempo si è affievolita e rischia di finire inghiottita dall’indifferenza generale. La legge Basaglia rappresenta uno dei punti più alti della storia della nostra democrazia. È stata una delle grandi conquiste di carattere sociale, umano e civile del nostro Paese. Dobbiamo conoscerla, difenderla».

Biglietteria Presso Propilei di Porta Nuova, Largo Porta Nuova, 17 - Bergamo, tel. 035.4160 601/602/603. Apertura al pubblico: da martedì a sabato dalle 13.00 alle 20.00. Presso Teatro Sociale Via Colleoni 4 – Bergamo Alta. Apertura al pubblico: solo nei giorni di spettacolo un’ora e mezza prima dell’inizio.

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