Cristina Donà ha inciso il primo album in inglese

Questa volta ha titolato il nuovo disco con il suo nome e basta: «Cristina Donà». Scelta giusta perchè il biglietto da visita va all’indirizzo di un altro mercato, ben più ampio. La rockeuse bergamasca (in vero è nata a Rho, ma da anni vive a Songavazzo in alta Valle Seriana, e per questo la sentiamo un po’ nostra) è andata a Londra per un po’ di tempo a incidere un disco in inglese che uscirà il 10 settembre in Italia ed il 13 verrà pubblicato contemporaneamente in 32 paesi del pianeta, in grande spaccata dall’India alla Nuova Zelanda, dal Sud Africa all’Ucraina, dall’Islanda al Giappone.Trentasette anni portati con elegante nonchalance, Cristina ha puntato tutto sul suo talento, sulla voce limpida e increspata, sul gioco chitarristico di buon tocco. Ha puntato anche sulla raffinatezza dei testi che oggi ha tradotto in inglese, complice il marito giornalista e scrittore Davide Sapienza, e il produttore Davey Ray Moor, il leader dei Cousteau.

Il disco in buona misura è mutuato dal precedente «Dove sei tu», un album di sogni che ha dimostrato sul campo tutte le qualità di Cristina. Lei, dopo aver cullato la sindrome dell’artista underground, ha scelto la via della semplificazione. Prima si è lasciata coinvolgere nel gioco un po’ perverso del «più le cose sono difficili, meglio è», poi ha cominciato a sottrarre, a semplificare, a rendere tutto più semplice ed efficace. L’album che porta il suo nome fa seguito a «Tregua» del 1997, a «Nido» del 1999 e «Dove sei tu» dell’anno scorso.

Nell’immediato futuro la Donà si prepara al grande salto, ma le novità del disco inglese destinato al mercato internazionale non è l’unica cosa che bolle in pentola. C’è anche una nutrita stagione live che vede segnalarsi tra gli altri due appuntamenti importanti per la peculiarità dei luoghi e dei progetti: il 19 agosto Cristina partecipa al «Robert Wyatt Tribute» del Festival Jazz di Rocella Ionica, mentre il 22 agosto si esibirà in duo con Cristian Calcagnile a Passo Lavazé. E chissà che qualcuno dei suoi mentori inglesi non vada ad applaudirla.

(02/08/2004)

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