Al Creberg contro il femminicidio
«Ferite a morte» con Serena Dandini

Il 25 novembre è la data scelta dall’Onu come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. A ridosso di questa ricorrenza, il 22 novembre alle ore 21 arriva al Creberg lo spettacolo di Serena Dandini contro il femminicidio «Ferite a morte».

Il 25 novembre è la data scelta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. A ridosso di questa importantissima ricorrenza, il 22 novembre 2013 alle ore 21 arriva al Creberg Teatro lo spettacolo di Serena Dandini contro il femminicidio “Ferite a morte”, con Lella Costa, Orsetta De’ Rossi, Rita Pelusio e Giorgia Cardaci.

Serena Dandini ha attinto dalla cronaca e dalle indagini giornalistiche per dare voce alle donne che hanno perso la vita per mano di un marito, un compagno, un amante o un “ex”. Per una volta, sono loro a parlare in prima persona. Come in una sorta di Spoon River del femminicidio, ognuna racconta la sua storia da dove si trova ora, una storia che riprende vita e spessore, uscendo finalmente da una catalogazione arida e fredda.

Con la collaborazione ai testi e alle ricerche di Maura Misiti, ricercatrice del Cnr, la Dandini ha scritto una breve storia per ciascuna di loro, pensata in chiave teatrale per sensibilizzare, attraverso il linguaggio della drammaturgia, le istituzioni italiane e l’opinione pubblica su un fenomeno dai dati ancora incerti, ma che comporta in Italia - come ci raccontano le rare statistiche - una vittima ogni due, tre giorni.

«Tutti i monologhi di “Ferite a morte” - spiega Serena Dandini - ci parlano dei delitti annunciati, degli omicidi di donne da parte degli uomini che avrebbero dovuto amarle e proteggerle. Non a caso i colpevoli sono spesso mariti, fidanzati o ex, una strage familiare che, con un’impressionante cadenza, continua tristemente a riempire le pagine della nostra cronaca quotidiana. Dietro le persiane chiuse delle case italiane si nasconde una sofferenza silenziosa e l’omicidio è solo la punta di un iceberg di un percorso di soprusi e dolore che risponde al nome di violenza domestica».

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