Cultura e Spettacoli / Bergamo Città
Giovedì 22 Ottobre 2009
Mario Botta, Gae Aulenti e Boeri
agli incontri del museo Bernareggi
Il Museo diocesano Bernareggi di Bergamo ha invitato gli architetti Vittorio Gregotti, Mario Botta, Gae Aulenti e Stefano Boeri per un ciclo di conferenze sulle «Architetture per l’uomo», nei giorni di venerdì alle ore 18, presso la sala ipogea accessibile da via S. Elisabetta. Il 23 ottobre Gregotti avrebbe dovuto presentare «Un caso di Urban Design», il suo progetto della White Pagoda Area a Pechino, ma per un'indisposizione l'appuntamento è saltato all'ultimo momento.
Il ciclo prenderà dunque il via il 30 ottobre Botta che affronterà «Il riuso di un’area dismessa», il suo progetto di complesso polifunzionale per l’Area ex Appiani di Treviso. Il 13 novembre Aulenti ripercorrerà il suo progetto di trasformazione «Dalla Stazione al Museo» del Musée d’Orsay a Parigi, e il 20 novembre Boeri illustrerà i «Progetti in occasione del G8: l’ex ospedale militare e l’ex arsenale della Maddalena a Olbia - Tempio».
Il 27 novembre, nell’ex Chiesa della Maddalena in via S. Alessandro, l’attrice Anna Nogara presenterà «Luoghi di sciagura»: letture da «Incendio di via Keplero» di Carla Emilio Gadda e da «I Promessi Sposi» di Alessandro Manzoni. «Architetture per l’uomo», cioé create dall’uomo in funzione e a misura dell’uomo che le vive?
«Il titolo del ciclo di conferenze - spiega il direttore del Museo don Giuliano Zanchi - scommette su una concezione alta dell’architettura. La concepisce come un esercizio sempre legato ai bisogni dell’uomo, che sono certo anche di natura concreta, materiale, ma al centro dei quali c’è sempre il desiderio di fondo di umanizzare il mondo. L’architettura interpreta sempre in qualche modo questo desiderio. Nello sforzo di incarnarlo, per un verso lavora in favore della dignità dell’uomo, della sua vita, del suo stare nel mondo, per altro verso essa stessa è una rappresentazione dell’uomo, un modo di intendere la vita, una concezione del mondo. Il lavoro dell’architettura è proprio anche una grande immaginazione simbolica che si pronuncia sull’idea di uomo che essa vuole servire».
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