Pooh, a Treviglio una notte
di musica per dirsi addio

«Ancora una notte insieme», l'ultima. Il Palasport di Treviglio gremito, pochi striscioni piangono la decisione di Stefano D'Orazio. «Resta con noi!», urla qualcuno. Se non fossero scampoli di autenticità, sembrerebbe la miglior campagna di marketing che i Pooh abbiano mai organizzato. Ma non è così.

Anzi c'è un brivido che gira sul palco dei Pooh, un brivido di calcolata incertezza che stringe alla gola tutti quanti, Stefano che se ne va, e gli altri che restano. «Gli applausi per me qui hanno un altro suono», grida Facchinetti; gli altri aggiungono frasi di circostanza, da ultima corvée.

È verosimile ritenere che i Pooh non si scioglieranno, ma è certo che saranno un'altra cosa. Trovare un batterista non sarà un grosso problema, sostituire D'Orazio in tutto e per tutto sarà praticamente impossibile. La parte manageriale svolta da Stefano apre una falla organizzativa non indifferente.

Roby, Dodi e Red dovranno rimboccarsi le maniche per andare avanti. E sul palco il clima da fine dell'avventura si coglie. Nelle parole di Stefano, che con semplicità cerca di spiegare alla gente il senso di una scelta, negli sguardi degli altri che pure hanno voluto chiudere in amicizia l'avventura.

Un disco antologico, con un singolo che entra nel merito della vicenda, ed una tournèe dovuta, al pubblico e a chi se ne va. Si parte da Anni senza fiato per arrivare subito ad un tema anche troppo sentito da Stefano, poi Giorni infiniti parla di una storia che non sembrava potesse finire e forse non è arrivata ancora al termine.

Segue Buona fortuna, e ti accorgi che i Pooh sono formidabili anche in questo frangente, e hanno pensato una scaletta che trasforma in spettacolo anche il loro momento più difficile. Il concerto è monumentale, quasi a dilatare il tempo perché la notte non finisca.

Gli addii sono sempre difficili. 46 canzoni, tutto quello che si può sentire dei Pooh per ricostruirne il felice cammino artistico, da Parsifal e il rock progressivo, risalendo la china del beat e giù verso le cartoline sentimentali degli anni Ottanta: Non siamo in pericolo, La mia donna, Il giorno prima. Man mano che i Pooh scalano i pezzi ti accorgi che ti sono stati compagni par un sacco di anni, che hanno legato il loro nome e le loro canzoni al vivere di tanta gente che oggi sente di perdere qualcosa.

Per carità, i tempi son così grami che non sarà una defezione pop a fare la differenza; ma se i Pooh se ne andassero per davvero verrebbe meno una di quelle sicurezze minime che fanno la differenza. È vero che hanno detrattori feroci accanto a fan osannanti; come il Festival di Sanremo o la vecchia Dc, criticati da molti, alla fine seguiti o rimpianti da tutti.

Il pubblico di Treviglio si gode l'ultimo caldo abbraccio e così fanno anche i Pooh. Il conto alla rovescia ormai è agli ultimi passaggi. Dopo i concerti di Milano la fine di questa avventura e forse l'inizio di altro. L'accostamento dei brani non è affatto casuale, anzi, mai come in questa occasione i Pooh hanno scelto un repertorio che parlasse di loro il più compiutamente possibile.

Ancora una notte insieme, l'ultimo singolo, anticipa significativamente Uomini soli, l'hit sanremese. Amici per sempre è un augurio e un proposito che sperano tutti di rispettare, anche quando, inevitabilmente, ci si dovrà spartire qualcosa oltre alle emozioni e i ricordi.

Verso la fine gli evergreen epocali, Tanta voglia di lei, Dammi solo un minuto, Noi due nel mondo e nell'anima, Nascerò con te, Pensiero, Chi fermerà la musica: un crescendo di tensione, di entusiasmo. Suoni al Gerovital, da enfasi pop, luci spettacolari (ancora una volta Clay Paky), belle armonie vocali: non ci si crede che tutto finisca così, tra cori, applausi, lucciconi che s'affacciano agli occhi dei più teneri.

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