Cultura e Spettacoli
Lunedì 16 Marzo 2009
Le «Interviste impossibili»
da Calvino alla scena teatrale
I Dialoghi storici sono «L’uomo di Neanderthal», scritto per la radio nel 1974, e «Henry Ford», scritto per la televisione (e mai realizzato) nel 1982. Questi due dialoghi, storici in quanto lezioni di storia dell’uomo, sono interviste impossibili a causa della distanza spazio-temporale tra l’interlocutore e i rispettivi protagonisti. Ed è appunto questa impossibilità che rende Calvino un anti-giornalista incredibilmente documentato, un anti-storico che si attiene ai fatti. Da questa «leggerezza» nascono i dialoghi. Neander, l’uomo nuovo, l’origine della specie Homo, da fossile parlante risponde alle domande di un Intervistatore in cerca di scoop: e lo scoop, la notizia esclusiva è l’emergere di un contrasto, di uno scontro potremmo dire generazionale: l’uomo di Neanderthal, liquidate le domande paleoantropologiche di rito, scardina il rapporto con la curiosità giornalistica per affermare l’archetipo di una civiltà scomparsa. L’età della pietra inaugura un destino, racchiude un codice genetico primigenio: «…tutto quello che è stato detto e pensato e significato c’era già in quello che dicevo e pensavo e significavo, tutta la complicazione della complicazione era già lì…».
Ed ecco che la complicazione della complicazione viene a galla nel secondo dialogo. Con Henry Ford, inventore della catena di montaggio, prototipo e simbolo del Nuovo Mondo, Calvino mette in scena il processo impossibile al progresso e al consumo. L’Interlocutore qui diventa una coscienza tragica perché consapevole del proprio presente. La tensione dialogica mostra una crepa insanabile: da una parte un umanesimo vigile e preoccupato e dall’altra la volontà di potenza e l’utopia negativa di voler «fabbricare uomini». Accostando questi due dialoghi gli autori della rappresentazione teatrale vogliono portare in scena un’analisi del progresso: due riflessioni per il nuovo millennio. La scena è spazio vuoto: studio televisivo, aula, museo, camera oscura e schermo, finestra sulla nostra memoria pre-industriale e industriale, su cui si fissano fotografie d’archivio.
La ricerca fotografica è stata la base di partenza di questo progetto: un montaggio di 175 immagini compone e sviluppa un viaggio visivo continuo; la parola precede e fissa le immagini di cui ha bisogno per raccontare e le immagini appaiono per rendere concreta la lezione di storia. Si parte da fine Ottocento e via via ci si sposta nel tempo utilizzando anche fotogrammi del cinema muto: scavi archeologici, disegni di Neanderthal, cave di pietra, fabbriche Ford a Detroit, catena di montaggio, primi modelli di auto, Buster Keaton… un archivio visivo difficile da rintracciare, immagini disperse nel magma infinito dei nostri occhi rotti dall’abuso e dall’assuefazione a cui ci inchiodano i media di massa. «Per questo montiamo nella partitura queste foto e questi fotogrammi ancestrali: per creare connessioni tra la realtà e la lezione di storia di Calvino. Lo spartito risponde quindi scenicamente a questa necessità ed esattezza di montaggio: epifanie che illuminano la parola! Queste interviste radiofonico-televisive diventano possibili in teatro, medium antico ma nonostante tutto per fortuna ancora vivo: dunque Interviste impossibili possibili perché ripropongono con coraggio il rito greco della dialettica!».
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