Un omaggio a Bette Davis

Attrice teatrale, Bette (Ruth Elizabeth) Davis deve il suo ingresso a Hollywood nel 1931, a ventitré anni, fornendo presto piena misura del suo talento nella delineazione puntigliosa di personalità femminili, alcune corrotte ed isteriche o malate e perverse ed altre scanzonate o romantiche travolte da tragici destini. Un talento variamente modulato in altri film degli anni '30 e '40: in La figlia del vento (Jezebel, 1938) di William Wyler è una giovane vivace, stravagante ed autoritaria della New Orleans della metà Ottocento, che tormenta all'estremo il fidanzato con i suoi capricci, non esitando a seguirne la sorte quando è colpito dalla febbre gialla; in Tramonto (Dark victory, 1939) di Edmund Goulding fissa con dovizia di particolari e di sfumature il ritratto di una ereditiera, che, accortasi, di aver poco da vivere per un tumore al cervello rifiuta dapprima l'amore, per scoprirne poi fugacemente la felicità; in Ombre malesi (The letter, 1940) di William Wyler è una donna fredda e calcolatrice, che uccide l'amante e che costruisce false piste per fugare i sospetti; in Perdutamente tua («Now, voyager», 1942) di Irving Rapper impersona una trentenne che si innamora perdutamente di un uomo sposato, una volta vinto il complesso di inferiorità, in cui l'aveva imprigionata la rigida educazione materna; in La signora Skeffington (Mrs. Skeffington, 1944) di Vincent Sherman, è una donna viziata, dalla vita brillante, sposata, per evitare la galera al fratello, con un banchiere, da lei trattato umanamente solo al ritorno, completamente cieco, dalla guerra. I film di Wyler, Goulding, Rapper e Sherman, unitamente a quelli di William Dieterle e di Curtis Bernhardt (Il conquistatore del Messico - Juarez, 1939; L'anima e il volto - A stolen life, 1946), di Richard Brooks e di Frank Capra (Pranzo di nozze - A catered affair, 1956; Angeli con la pistola - A pocketful of miracles, 1961), fanno parte dell'omaggio alla grande attrice americana, deciso dalla direzione del Bergamo Film Meeting. Un'attrice, che, grazie alla genialità del temperamento e all'inflessibile autodisciplina artistica e nonostante la sua modesta avvenenza, l'irregolarità dei lineamenti del volto e la figura poco aggraziata, trascorse, con eguale bravura, dalla commedia (brillante, sentimentale, di costume) al dramma (anche storico) ed al melodramma, rigenerando «storie» e dando spessore umano a vicende (alcune pesantemente patetiche) con le variegate risorse della sua recitazione. A partire dagli anni '50 (si è spenta nel 1989), dopo Eva contro Eva (All about Eve, 1950) di Joseph L. Mankiewicz, Bette Davis si impegnò in ruoli sempre memorabili in film diretti da importanti registi (fra questi anche Damiano Damiani e Luigi Comencini), impegnandosi anche in una serie di stimolanti film dell'orrore (Che fine ha fatto Baby Jane?, Piano…Piano, dolce Carlotta) e confermando come i personaggi da lei interpretati, alcuni commoventi per le loro virtù, altri scostanti per la loro durezza e crudeltà, sfuggano a sentimenti piccoli e meschini con i loro eccessi e gli strazi delle loro passioni (dell'amore, dell'odio, dell'ambizione, dell'orgoglio). Personaggi, in cui l'attrice, di volta in volta, si dissolse, segnandoli nello stesso tempo di un'impronta inconfondibile: una «capacità di trasformazione e di assimilazione dei ruoli, che, come è stato acutamente osservato, le hanno permesso di trovare parti significative in ogni stagione della sua esistenza e di gestire la propria carriera da sola, sfuggendo alla dorata prigionia delle majors», cioè delle case di produzione hollywoodiane.

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