Cultura e Spettacoli
Sabato 08 Marzo 2014
50 anni di «The sound of silence»
Un mito dalla vita non troppo facile
«Hello Darkness My Old Friend … « è uno degli incipit più celebri della storia del rock. Eppure «The Sound Of Silence» ha avuto una vita non semplice, almeno prima che diventasse un successo entrato nella storia.
«Hello Darkness My Old Friend … « è uno degli incipit più celebri della storia del rock. Eppure «The Sound Of Silence» ha avuto una vita non semplice, almeno prima che diventasse un successo entrato nella storia. Quando è stata pubblicata la prima volta, il 10 marzo 1964, si intitolava «The Sounds of Silence» ed era un brano acustico che faceva parte del primo album di Simon & Garfunkel, «Wednesday Morning 3 A.M.».
Lo aveva scritto Paul Simon che suonava la chitarra acustica e lo cantava Art Garfunkel. Come è noto il duo si sciolse subito dopo la pubblicazione del primo album, Paul Simon inserì il pezzo nel suo primo album solista e se ne andò a Londra. Certamente non immaginava che quella canzone sarebbe entrata nella leggenda grazie a un tradimento.
Tom Wilson, uno dei responsabili creativi dell’esplosione del folk rock che era il produttore di Simon & Garfunkel alla Columbia e che stava lavorando con Bob Dylan, si accorse che «The Sounds of Silence» veniva trasmessa alla radio a Boston e in alcune zone della Florida. Così, dopo aver registrato «Like A Rolling Stones», convocò alcuni musicisti di quella storica session e, a insaputa di Simon & Garfunkel, sovraincise le parti degli strumenti elettrici e della batteria. Risultato il giorno di capodanno del 1966 nella sua nuova versione la canzone arrivò al primo posto della classifica pop negli Usa.
A portarla nel mito ha contribuito poi «Il laureato», il film di Mike Nichols con Dustin Hoffman alle prese con la signora Robinson, Anne Bancroft, e sua figlia, la tenera Katharine Ross, mettendolo come il pezzo che accompagna i titoli di testa, la scena della piscina e i titoli finali. Intanto il titolo era diventato «The Sound of Silence». Nonostante sia Simon sia Garfunkel abbiano fornito interpretazioni lontane da riferimenti politici, all’epoca in molti lessero nel testo un chiaro riferimento al trauma provocato dall’omicidio di John Fitzgerald Kennedy. Una lettura fatta propria da Emilio Estevez, che l’ha usata nella colonna sonora di «Bobby», il film dedicato alla morte di Robert Kennedy e da Zack Snyder, che invece l’ha scelta per «Watchmen», trasposizione del graphic novel di Alan Moore e Dave Gibbons, per la sequenza dei funerali del «Comico», il personaggio che nel film uccide John Kennedy.
Il grande valore simbolico della canzone è comunque emerso quando Paul Simon, da solo con la chitarra, l’ha cantata al Ground Zero Memorial in occasione del decennale della strage dell’11 settembre.
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