«Senza energie rinnovabili
il pianeta non potrà salvarsi»

Non è simpatico il futuro tracciato dall'economista norvegese Jorgen
Randers, co-autore del famoso e discusso report su «I limiti dello sviluppo» del 1972. Quarant'anni di incuria dopo, gli scenari possibili parlano di un mondo con più povertà.

Non è simpatico il futuro tracciato dall'economista norvegese Jorgen Randers, co-autore, come ha ricordato Luciano Valle del Centro di Etica Ambientale introducendolo al pubblico di BergamoScienza, del famoso e discusso report su «I limiti dello sviluppo» del 1972, redatto per il Club di Roma.

Quarant'anni di incuria dopo, gli scenari possibili son diventati un'unica previsione: un mondo con più povertà, meno bambini, più vecchi al lavoro, 70 per cento della popolazione concentrata nelle città, un pil mondiale in calo perché costretto a riparare continuamente i danni fatti dal clima impazzito.

È possibile una riscossa? Sì, se dimezziamo le emissioni in cinque anni, usando per l'industria i combustibili fossili, ma con impianti che catturino i fumi. Ma il gas serra è solo il secondo problema, il primo è l'incapacità a decidere delle società democratiche. Randers, ecoeconomista sconfitto, constata che la logica umana del «dopo di me il diluvio» è più forte della ragione e confessa con una punta di sarcasmo che, cittadino di un paese privilegiato per ricchezza (petrolifera) e welfare, ha creduto che attraverso l'educazione e scelte politiche eque per i cittadini si potesse ottenere un'opinione pubblica più lungimirante: si è sbagliato anche a casa sua.

L'umanità è miope. Ragioniamo in termini di effetti decennali e non pensiamo a lungo termine. È una questione genetica: non sappiamo se saremo vivi domani, viviamo per l'oggi. Questo è giustificabile nell'individuo, ma non nelle istituzioni, che devono pensare per generazioni. Il professore sogna la Repubblica di Platone, dove un pugno di illuminati ragionano per tutti e decidono in fretta: «La democrazia è ferma al risultato elettorale e i mercati hanno uno orizzonte temporale brevissimo. Quindi non saranno loro a risolvere i problemi. Vedremo se gli antidemocratici cinesi sapranno far meglio». Visto che il 97 per cento dei cinesi vuole arricchirsi in fretta, la cosa non sembra probabile.

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