Cultura e Spettacoli / Valle Brembana
Giovedì 25 Luglio 2013
Omaggio ai Quarenghi
Sabato un concerto
È un vero omaggio allo spirito e all'opera illuminata dei fondatori della casa di cura «Quarenghi» di San Pellegrino - Francesco Merino Quarenghi e Eugemia Feriani Quarenghi - il concerto che i figli hanno promosso per sabato 27 luglio nel parco della clinica.
È un vero omaggio allo spirito e all'opera illuminata dei fondatori della casa di cura «Quarenghi» di San Pellegrino - Francesco Merino Quarenghi e Eugemia Feriani Quarenghi - il concerto che i figli dei coniugi Quarenghi hanno promosso per sabato 27 luglio nel parco della clinica, che si affaccia sul fiume Brembo. L'iniziativa, aperta al pubblico, avrà inizio alle 17.15 (in caso di pioggia sarà annullata): si tratta di un concerto per due violoncelli che avrà come protagonisti Gemma Pedrini e il maestro Fausto Solci (per info, tel.: 0345.25111).
«C'è un filo ideale - dirà sabato la prof.ssa Maria Clara Quarenghi Tassoni, figlia dei coniugi Francesco ed Eugenia Quarenghi - che guida da sempre i nostri orientamenti: è l'impostazione principe che privilegia l'armonia generale intorno all'uomo: eredità paterna e materna fatta nostra. Negli Anni '20 San Pellegrino era in grande espansione e nostro padre - il dottor Francesco Merino Quarenghi - aveva colto i movimenti culturali che aleggiavano nella mitteleuropa. Alle “ville d'eaux” (le città termali) si accompagnavano il fermento delle novità non solo tecniche (dei mezzi meccanici di trasporto e le attrezzature di cura ecc.), ma anche nuovi concetti di vita e comportamenti per la salute. Era appena finita la grande guerra e c'era desiderio di rinnovamenti. Nel campo medico le teorie di Freud e di Jung, così come l'antroposofia steineriana, erano accolte o con sospetto o con grande entusiasmo».
«Papà era stato in Svizzera e in Germania, ritornando con la conoscenza della nuova estetica costruttiva razionalista iniziata con il Bauhaus. La clinica zurighese del dottor Bircher Benner gli aveva poi dato la spinta per introdurre anche da noi il concetto del vivere con più sapienza le possibilità del corpo e i vantaggi che le nuove terapie offrivano. Così parte l'avventura di nostro padre: ha l'antica casa di famiglia e la trasforma completamente attraverso l'opera dell'architetto Cavallazzi allora attivo a San Pellegrino. Insieme a lui viene posta grande attenzione ai dettagli costruttivi ed estetici e pure ai materiali: sia all'esterno che all'interno della casa ogni complemento per l'ospite è considerato e calibrato. La regola della casa erano i regimi dietetici e l'importanza del vegetarianesimo, i bagni di aria-sole che dovevano agire in sinergia con l'effetto delle cure delle acque termali».
«Progetto, passione, entusiasmo, grande volontà e grande fede nella medicina e nella scienza. Questo lo spirito di Papà. Noi cinque figli, che nel frattempo stavamo nascendo, abbiamo vissuto ogni giorno in questo clima di crescita spirituale, di ricerca del superamento delle malattie e della povertà della popolazione, dei mali che falcidiavano i bambini. Si instaurava nel frattempo anche il “ritorno all'ordine”, di nefasta memoria… come ombra opprimente gli animi. Nostro padre era preso dai vantaggi delle teorie di Esculapio, dalla filosofia di vita della Scuola Salernitana e si affidava alla potenza della natura (la rappresentazione del sigillo di Salomone sulla facciata della Casa ne è un elemento simbolico ancora vibrante). Così come la rappresentazione dell'Omphalos, il seme della vita, simbolo di luogo di rigenerazione, nel magnifico sarizzo brembano (sempre sulla facciata) per conferire al luogo un segno verso il “sacro”, mentre le tarsie della tessitura muraria mettono in evidenza la tipologia delle pietre locali nella loro forza e bellezza – la sottolineatura delle balze della collina nel giardino con il segno potente del bosso – pianta della vita. Armonia e bellezza lo spingevano; il suo mondo era orientato al bene per gli altri. Alla sua morte, prematura, questa grande carica di entusiasmo, di energia, di fede nella medicina, è passata nelle mani di nostra madre. Lascito di grande spessore intellettuale, ma anche di grandi incognite e responsabilità».
«La Mamma ha così continuato con la sua indistruttibile soavità temprata dalla forza vigile a condurre l'impresa per molti e molti anni - con medici esterni - come nessuno avrebbe potuto fare meglio, dimostrando quanto una donna possa avere coraggio, tenacia e chiarezza di intenti; finché il suo primo figlio, Valentino, fu laureato in medicina; e quindi poi il secondo, Angiolino, anch'egli medico e, a seguire, i diversi indirizzi di Egidio, Maria Clara, Bruno. Le difficoltà della seconda guerra ci hanno coinvolto ma non annientato: la requisizione della casa, i miei fratelli partigiani, i rifugiati presso di noi».
«E' per il progetto iniziale così intenso, così totalizzante che ha permeato sempre le nostre vite, che la clinica ora è quello che è. Dopo che, di anno in anno, i muri perimetrali sono stati ingranditi e nuove linee di azione sono state introdotte, la nostra forte caratteristica continua a connotare le nostre scelte. Animati sempre da quella linfa genitoriale così incorruttibile, solida e ricca, che rafforza le nostre decisioni e ci accompagna come la più potente delle eredità».
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