Lovere, riaperta dopo cent'anni
la biblioteca dell'Accademia Tadini

E' stata riaperta al pubblico, dopo cento anni, la storica biblioteca dell'Accademia Tadini di Lovere, una testimonianza sostanzialmente integra della cultura lombarda tra Sette e Ottocento che torna a essere luogo di una cultura viva.

E' stata riaperta al pubblico, dopo cento anni, la storica biblioteca dell'Accademia Tadini di Lovere, una testimonianza sostanzialmente integra della cultura lombarda tra Sette e Ottocento che torna a essere luogo di una cultura viva, aperta ai visitatori del museo e alla consultazione.

La biblioteca viene restituita alla fruizione dopo un complesso intervento di restauro durato due anni. L'operazione, realizzata grazie al sostegno di Regione Lombardia, Fondazione Credito Bergamasco e Associazione Amici del Tadini, ha coinvolto tutti gli elementi di un luogo che, non essendo aperto al pubblico e quindi non interessato da periodici interventi di manutenzione, si era trasformato nel tempo dallo spazio luminoso e «illuminato» concepito dal suo collezionista a una stanza cupa, buia e polverosa: dal soffitto in carta dipinta eseguito nel 1827 dallo scenografo teatrale Luigi Dell'Era, alle pareti ancora dipinte dell'originario color verde acqua; dal pavimento in seminato alla veneziana agli antichi armadi lignei vivacemente policromati; dalla curiosa «scalascranna» progettata dal modenese Sebastiano Salimbeni, nipote del conte e architetto del palazzo, utilizzabile come sedile e come scaleo per accedere ai ripiani alti degli scaffali, al recupero, sotto una compatta ridipintura di bianco, di parte della policromia originale delle due sculture del Profeta e della Sibilla, fino alla sostituzione degli infissi per «riaprire» il suggestivo affaccio sul lago e quel dialogo con il paesaggio esterno che il conte considerava «il miglior ornamento» della sua Galleria.

Il restauro della Biblioteca non ha risposto solo a obiettivi di tipo storico ed «estetico» ma anche di studio e fruizione. Gli oltre 4.600 volumi antichi ormai intrisi di polvere - tra cui cinque preziosi incunaboli, oltre 260 cinquecentine e diverse edizioni di pregio, dall'edizione illustrata da Zandomeneghi dei Canti di Ossian alla «Quarantana» dei Promessi Sposi, oltre ai tre libri lasciati da Garibaldi quando fu ospite nel palazzo nel 1859 - sono stati «curati» uno ad uno, con l'obiettivo di renderli consultabili in sicurezza.

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