L'eroismo di un giornalista
50 anni fa moriva don Valoti

«Voi dite: viva il Papa! E noi diciamo viva Bergamo!... Noi vi conosciamo, perché conosciamo il Vostro e nostro carissimo Vescovo... A Bergamo... si è sofferto per la verità, e qui pensiamo al vostro notissimo giornale "L'Eco di Bergamo"...».

«Voi dite: viva il Papa! E noi diciamo viva Bergamo!... Noi vi conosciamo, perché conosciamo il Vostro e nostro carissimo Vescovo... A Bergamo... si è sofferto per la verità, e qui pensiamo al vostro notissimo giornale "L'Eco di Bergamo"... Abbiamo fiducia nelle promesse fatteci... promesse e assicurazioni che abbiamo cercato e avuto qui a Roma...».

Sono le parole che Papa Pio XI rivolse in udienza a quaranta pellegrini bergamaschi il 27 agosto del 1938, nel pieno della lotta tra il partito fascista bergamasco e la diocesi, con il suo vescovo, Adriano Bernareggi, il suo giornale, L'Eco di Bergamo, e l'Azione Cattolica.

Una lotta che aveva radici romane: la pretesa di una totale fascistizzazione dello Stato dopo la costituzione dell'impero fascista. Una lotta che a Roma ebbe il suo epilogo quando Pio XI minacciò di strappare il Concordato nel caso la questione Bergamo, con L'Eco di Bergamo, non fosse stata risolta positivamente.

Mussolini fece un passo indietro, Azione Cattolica e L'Eco continuarono il loro lavoro. Il federale fascista di Bergamo venne trasferito. Il direttore dell'Eco, don Piermauro Valoti, dovette lasciare il suo posto a un giovane prete: don Andrea Spada.

Don Valoti obbedì al suo vescovo e accettò di diventare parroco di Chiuduno. La vicenda di don Piermauro Valoti e dei fatti del 1938, del braccio di ferro fra Chiesa bergamasca e fascismo, non è fra le più note. La rievochiamo in queste pagine prendendo spunto dal cinquantesimo anniversario della morte di don Valoti, avvenuta, nel marzo del 1963.

La situazione precipitò in via definitiva quando il 15 novembre 1938, il direttore de L'Eco con un articolo prese le distanze dalle leggi razziali, sulla scia del pontefice, appena approvate. Scrisse fra l'altro don Piermauro: «Tutti, a qualsiasi razza appartengano, sono chiamati a essere figli di Dio, membra vive del Cristo vivente». I fascisti si scatenarono, il giornale venne bruciato sul Sentierone. Il Papa in persona salvò L'Eco, ma don Piermauro dovette lasciare il suo giornale.

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di lunedì 22 aprile

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