Balasso sabato a Nembro
racconta «l'idiota di Galilea»

Uno spettacolo che narra le avventure di un Maestro e dei suoi discepoli. I fatti della buona novella sono raccontati da un idiota, il testo è costruito utilizzando un ampio ventaglio di suggestioni, che comprende vangeli gnostici, apocrifi, scritti filosofici e pure invenzioni favolistiche.

Uno spettacolo che narra le avventure di un Maestro e dei suoi discepoli. I fatti della buona novella sono raccontati da un idiota, il testo è costruito utilizzando un ampio ventaglio di suggestioni, che comprende vangeli gnostici, apocrifi, scritti filosofici dell'ambiente greco-romano e pure invenzioni favolistiche.

La storia contenuta in questo spettacolo parla dell'aiutante di un falegname di Palestina: i dodici gli avevano detto che era meglio che si tenesse a debita distanza da loro e, soprattutto, che doveva smetterla di rivolgere a loro quelle stupide, assillanti domande.

Ma lui era un idiota, non c'era libro che avrebbe potuto distoglierlo dalla sua ostinata incomprensione del mondo. È Natalino Balasso il protagonista dello spettacolo intitolato «L'idiota di Galilea», che va in scena domani, sabato, al San Filippo Neri di Nembro (inizio ore 20,45) nell'ambito della stagione teatrale di «Palcoscenico 2012-2013».

Un personaggio, quello di Balasso in questo spettacolo, che naturalmente si ispira all'Idiota dostoevskijano, come ha ricordato lo stesso attore in un'intervista: «Certo - dice Balasso - il mio personaggio, come il principe Myskin creato dal grande scrittore russo, è un "idiota cosciente" che vorrebbe ingenuamente solo il bene di tutti ma che non riesce ad attuare il suo proposito. Inoltre, ha serie difficoltà nell'esprimere quello che pensa: le parole che servono sono tutte dentro la sua testa, ma non riesce a tirarle fuori in un ordine preciso».

«Allora, quelli che vengono rappresentati sul palcoscenico sono i suoi pensieri più intimi, le intenzioni ispirate dalla buona volontà, che però non trovano rispondenza nella vita reale. Capita un po' a tutti di pensare meglio di come si parla e di agire peggio di come si vorrebbe».

Un personaggio - conferma la regista Stefania Felicioli - che non ha nulla dell'eroe, nulla di tragico, non ha nemmeno un nome, dato che tutti lo chiamano «idiota». Fonda le sue certezze sulla ritualità dei suoi gesti di aiuto falegname. La stanza in cui si svolge la sua attività di semplice piallatore è anche la stanza della sua anima infantile e spaventata, nella quale convive con le voci di un suo presente. Un presente in cui si sfaldano i confini di spazio e tempo, così come si confondono per noi spettatori quelli di vita e teatro.

Qui affiorano i brandelli di un passato in Palestina raccattati dalla sua quotidianità derisa, ma un evento eccezionale attraversa la sua vita: l'incontro con un Maestro. Ed è la sua semplice alterità che gli fa rendere una testimonianza sorprendente di quella voce… lasciandolo solo di fronte ad una inaspettata e ben scomoda verità possibile.

Andrea Frambrosi

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